Alessandro Lazzaroni, quarantenne è “master franchisee” del brand Domino’s Pizza per l’Italia.
Dopo essersi laureato presso l’università Bocconi è entrato in McDonald’s Italia, ricoprendo il ruolo di Business Insight Manager. Nel frattempo il dott. Lazzaroni ha conseguito un Master in amministrazione e controllo di gestione oltre ad un Executive MBA, entrambi presso la Scuola di Direzione Aziendale dell’Università Bocconi.
Nel 2010 è diventato consulente presso Bain & Company, specializzandosi nel settore Retail.
Dal 2013 al 2015 è poi rientrato in azienda come direttore retail per Galbusera.
Dal 2015 Alessandro Lazzaroni guida Domino’s Pizza in Italia come CEO.

Lo abbiamo intervistato:

Qual è la storia di Domino’s?

Domino’s nasce negli anni ’60 negli stati uniti quando due fratelli, Tom e James Monaghan, rilevarono una piccola pizzeria in Michigan chiamata DomiNick’s Pizza. In seguito modificarono il nome in Domino’s Pizza e crearono il logo attuale che rappresentava i primi tre punti vendita: 1 in Ypsilanti e 2 a Ann Arbor. Da allora Domino’s è cresciuto affermandosi in principio come prima catena di pizzerie a domicilio ed in seguito come prima catena di pizzerie a livello mondiale, diventando leader indiscusso nel segmento pizza. Ad oggi Domino’s conta oltre 16.000 pizzerie in oltre 85 paesi.

Quando e perchè apre in Italia?

Alla fine del 2015 Domino’s Pizza ha aperto il suo primo punto vendita in Italia. La mission che Domino’s si prefigge di raggiungere in Italia, così come nel mondo, è quella di offrire a tutti i suoi clienti la migliore esperienza di consumo di pizza direttamente a casa. Seppur l’Italia sia il paese della pizza, potremmo dire che è il paese di un’ottima pizza consumata in pizzeria, ma fino ad oggi nessuno ha mai pensato a qual è l’esperienza a casa: pizze fredde, impasti bucati o umidi, appesantiti dalla condensa e spesso anche dal siero rilasciato dalle mozzarelle. Box pizza che non riescono a preservare il calore o equipaggiamenti driver non all’avanguardia. Inoltre Domino’s ha portato anche una ventata di innovazione su un prodotto tradizionale, proponendo a fianco delle ricette più tradizionali, anche abbinamenti inconsueti ma allo stesso tempo unici e molto saporiti, come la pizza Cheeseburger o come le altre Domino’s Legends

Oggi qual è la situazione in termini di punti aperti e di fatturato e quale sarà lo sviluppo futuro?

Ad oggi Domino’s conta 28 punti vendita e nel corso del 2020 conta di aprire numerosi punti vendita in tutto il nord italia

Come mai la decisione di investire in Italia dove c’è una forte tradizione della Pizza?

L’Italia è il secondo mercato al mondo per consumo pro capite di pizza e quindi offre un grande potenziale in termini di opportunità. E’ pur vero che esiste una grande competizione poiché in Italia si trova l’eccellenza della pizza mondiale, ma per quanto riguarda la delivery nessuno ha mai ottimizzato un processo identico al nostro.  Da non trascurare poi la voglia dei clienti di sperimentare nuove ricette e noi lo facciamo sia con le ricette internazionali, le Domino’s Legends, sia invitando il cliente a comporre la propria pizza come preferisce.

Puntate molto sulla tecnologia dicci come

La tecnologia permea interamente il nostro modello, a partire dal momento dell’ordine fino alla consegna. Le nostre piattaforme digitali permettono di prendere un ordine in maniera divertente e veloce, di comporre la pizza dei propri sogni e di vederla realizzata sul proprio smartphone o pc. Inoltre il cliente può selezionare la promozione preferita.

In un recente intervento pubblico hai criticato le pizzerie tradizionali in quanto carenti dal punto vista delle norme igienico-sanitarie, ci hai ripensato o sei ancora di questa idea?

La mia affermazione non voleva essere una critica e soprattutto non era riferita alle pizzerie tradizionali. La considerazione verteva sulle garanzie che una catena strutturata può dare a livello di norme, di tracciabilità degli ingredienti, di procedure igieniche oltre all’assicurazione nei confronti del consumatore in termini di livelli e standard qualitativi sia per la parte ingredientistica che per le procedure utilizzate.

Uno dei nemici pubblici dei pizzaioli italiani è l’ananas, voi invece avete in menù la pizza hawaiana, provocazione o vi piace davvero?

Proviamo a porla in un’altra maniera: la pizza gorgonzola e mele è una pizza presente in tutte le nostre pizzerie e sposa esattamente il concetto dell’agrodolce. Stessa cosa avviene per la pizza con l’ananas e prosciutto cotto. Certo è che questa ricetta ha un sapore più internazionale, unico e anche un po’ irriverente, proprio come noi. Certo che ci piace, vogliamo portare novità e innovazione oltre ad un tocco di internazionalità. Non è forse questa la direzione in cui si sta spostando tutto il mondo del food? Perché la pizza non dovrebbe seguire lo stesso trend?

Per finire una nota di colore, qual è la tua pizza preferita e qual è il ricordo a cui la associ.

Sicuramente la mia pizza preferita è la Pepperoni Passion: è una delle prime pizze che abbiamo lanciato nel cluster delle Domino’s Legend e ha costituito forse il primo vero passo verso la strategia che ci sta portando a crescere in Italia: ovvero l’acquisizione di una reale unicità e differenziazione rispetto ai competitor, non solo per il nostro modo di consegnare ma anche per le nostre ricette irresistibili.

Antonio Savarese

Ingegnere gestionale, sono un Project Manager in Enel Italia nella funzione System Improvements. Da piu' di 15 anni svolgo attivita' come giornalista freelance e consulente di comunicazione per alcune...

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