Le prime settimane dell’anno nel mondo del vino, sono dedicate a previsioni, analisi, più o meno credibili, più o meno sensate, sull’anno che verrà. Ne abbiamo raccolte alcune tra le più interessanti per avere un quadro che potrebbe indicare la direzione del vino in questo 2022.
Stati Uniti, Germania e Regno Unito rappresentano da soli più della metà dell’export del vino italiano. Ed è proprio dal Regno Unito che arrivano le analisi più interessanti.
Ancora “less is more” per i più giovani
IWSR detta la linea con una previsione di incremento di consumo di alcol in generale ma con una interessantissima segmentazione per fasce di età: più i consumatori sono giovani e più la scelta si dirige verso tipologie di prodotto a basso contenuto o nessun contenuto alcolico.
I clienti del vino stanno invecchiando, e lo fanno in fretta.
Niente paura cari produttori, la tendenza è legata agli ultimi 2 anni in cui le occasioni di socialità sono state contratte dalla pandemia e che hanno radicalmente cambiato le abitudini di consumo.
I prodotti “premium” si stanno spostando sempre di più verso un consumo “domestico” ed è molto probabile che i consumatori percepiscano i prodotti a base di alcolici come di qualità superiore.
Un’opportunità quindi per rivedere strategie di comunicazione, piani di marketing da potenziare e riorientare soprattutto al consumatore finale. In questa ottica ha molto più senso profondere energie e risorse in un progetto più ampio dedicato all’enoturismo.
PPT (Pay per Talent)
Anche Wineintelligence offre uno spunto stimolante che riguarda i lavoratori e la sfida delle aziende vitivinicole per accaparrarsi i migliori talenti tra i giovani.
Se il vino negli ultimi anni ha attratto persone di talento, di cultura e appassionate, molte altre cose interessanti da fare si sono affacciate sul mercato del lavoro.
Il comparto della tecnologia per esempio è un competitor molto attraente per le nuove generazioni. Salari più alti non saranno sufficienti per attrarre nuove forze al mondo del vino. Essere parte di un’azienda eticamente solida, trasparenza ed equità sul posto di lavoro, scopo, autonomia e opportunità di sviluppo dovranno rappresentare quelle ricompense olistiche alla forza lavoro richieste dai nuovi lavoratori della generazione Z.
E l’Italia del vino?
Italia e Francia sono i Kingmakers del vino. Insieme fanno circa il 40% della produzione mondiale. L’Italia tuttavia sconta ancora un valore medio sui mercati pari a circa la metà di quello prodotto dalla Francia.
Un altro dato interessante è che il valore complessivo del comparto vino italiano è di circa 12 miliardi di euro. Per dare un riferimento dimensionale questo valore è quello che genera una sola azienda come Telecom Italia o un grande gruppo GDO.
La maggioranza degli operatori italiani del settore è convinta che il trend in crescita dell’e-commerce sarà stabile nel tempo e ritiene strutturale il calo nel settore Ho.Re.Ca. anche dopo la pandemia.
Le strategie migliori per affrontare appaiono essere ancora una volta una comunicazione rivolta al consumatore finale e una progressiva aggregazione di imprese, anche sotto forma consortile.
Con un tessuto fatto di cantine piccole e piccolissime, per fronteggiare le sfide di un mercato che, nonostante la pandemia, necessita sempre di più di una integrazione a livello planetario.