Lo abbiamo intervistato:
Ciao Giuseppe, la tua passione per la cucina nasce in famiglia, ci racconti le tue prime esperienze?
Ho iniziato a 14 anni nel ristorante di famiglia e mentre osservavo mio padre cucinare ho pensato che avrei voluto fare di questo la mia carriera!
Proprio grazie all’appoggio della mia famiglia ho intrapreso questa strada iscrivendomi alla scuola alberghiera dove ogni giorno era una conferma che la scelta che avevo fatto era quella che mi avrebbe poi portato fin qui oggi.
Poi la grande esperienza al El Racó de Can Fabes di Santi Santamaria 3 stelle Michelin a Sant Celoni, cosa hai imparato durante quest’esperienza?
La mia prima esperienza in una cucina stellata è stata con Santi Santamaria dove ho mosso i primi passi nella conoscenza e nel trattamento della materia prima di altissima qualità. E’ stato fondamentale per la mia formazione, ho imparato cosa vuol dire il lavoro di squadra, la disciplina, il rigore. Anche se l’inizio non è stato privo di ostacoli, ha suscitato in me la voglia di conoscere, andare avanti e fare sempre di più.
Dopo 2 anni grazie alla voglia di accrescere il mio bagaglio culturale, da una cucina classica sono passato ad una cucina sperimentale con Heinz Beck.
Grazie a lui ho imparato a mettere insieme gusto ed estetica e ho scoperto nuove tecniche e attrezzature d’avanguardia.
Ho scoperto nuovi ingredienti e nuove combinazioni per dare vita a nuovi sapori.
Sono soddisfatto, ma anche se potrebbe sembrare un traguardo raggiunto per il duro lavoro che io e il mio staff abbiamo fatto in tutto questo tempo, invece è solo un inizio per fare sempre di più.
Sei napoletano di nascita, nei tuoi piatti possiamo ritrovare dei sapori della tua terra?
In ogni piatto che faccio, anche con prodotti lontani dalla tradizione napoletana, c’è sempre qualche elemento che mi ricorda la mia Napoli: odori, colori.
Un piatto della tradizione napoletana a cui sei legato ed il perché?
Un piatto a cui sono legato è il ragù. Il mio primo ricordo erano le domeniche a pranzo dalla nonna dove si svegliava alle 5 del mattino per preparare il ragù e lo faceva cuocere per 5 ore.
Appena arrivavo a casa sua prendevo una fetta di pane e ci mettevo sopra il ragù.
Esattamente il Giappone non è solo sushi è tanto altro ancora, è una cucina legata molto sulla qualità della materia prima, alla stagionalità, c’è importanze sull’estetica e sul cibo salutare.
Mi affascina molto il rispetto che hanno della materia prima e il modo in cui la trasformano.
Qual è il piatto giapponese che preferisci?
Posso dire che non ho un piatto in particolare che preferisco dato che sono innamorato della cucina giapponese.
Qual è il tuo sogno nel cassetto?
Il mio sogno è aprire un ristorante a Miami.