Una delle conseguenze della crisi alimentare che minaccia di esplodere sulla scia del conflitto in Ucraina è un aumento dei prezzi dei beni di prima necessità, come pasta, carne, latticini. Sarà un’invasione di cibo “spazzatura” che può mettere a repentaglio la salute dei consumatori. L’Europa già è autosufficiente per la maggior parte delle filiere, quindi come continente non ci sono grandi rischi nell’immediato. Se si ragiona a lungo termine ci sono però i Paesi del bacino del Mediterraneo, come Tunisia, Turchia, Marocco, Libano, Libia, che, fortemente dipendenti dal mercato russo e ucraino, rischiano di avere delle forti ripercussioni legate alla disponibilità di alcune tipologie di cereali.
Dobbiamo essere lungimiranti per scongiurare la crisi, spiega presidente di Coldiretti, Ettore Prandini. L’Europa non deve soltanto essere autosufficiente a livello produttivo, ma aumentare il proprio export, anche grazie alle nuove tecnologie che aiutano a far fronte ai cambiamenti climatici e allo stress idrico, inoltre serve un monitoraggio comunitario sulla speculazione, dalle materie prime alimentari a quelle energetiche.
Infine non bisogna lasciare al sistema asiatico il predominio anche sulle derrate alimentari, è un errore strategico. La Cina infatti contribuisce in gran parte investendo nello sviluppo di buona parte delle economie africane. Soprattutto sarà centrale accompagnare e sostenere le imprese attraverso la Politica Agricola Comune, anziché sottrarre risorse all’agricoltura, come si è pensato di fare a livello europeo, a favore delle rinnovabili. L’energia rinnovabile va implementata con misure alternative.