Per chi ama i dolci giapponesi apre a roma nel quartiere Prati la nuova pasticceria tradizionale giapponese Hiromi Cake
I dolci sono un concentrato di bellezza, precisione e leggerezza, nati per accompagnare la tr
In un’ambientazione da izakaya, il tipico negozio di sakè dove ci si siede, la pastry chef Hiromi diffonde la cultura wagashi proponendo classici della pasticceria nipponica e dolci rivistazioni ispirate all’Occidente: dolci a base di farina di riso, fagioli azuki, patate dolci, ma anche sesamo, soia, gelatina vegetale di alghe, e con un uso ridotto dello zucchero. In abbinamento al tè verde, come vuole la tradizionale cerimonia del tè.
Sono noti i Mochi, riso bollito e modellato in polpettine con le guarnizioni più fantasiose; i Dorayaki hanno invece le sembianze di soffici pancake e racchiudono una farcitura di fagioli rossi, e poi c’è l’Oishi, dal giapponese “buono”. Tra i dolci giapponesi rivisitati, troviamo il Kawaii, una mousse di fragola con cuore di cioccolato su base di pasta frolla rifarcita di crema alle mandorle; il Fuji San, rivisitazione della montblanc con tortino ripieno di azuki, fagioli bianchi e Matcha, ed il Kurò, una mousse al cioccolato fondente.
Insieme a Hiromi, nel piccolo laboratorio capitolino lavorano altre tre ragazze giapponesi che rifiniscono e compongono i dolci sotto gli occhi attenti e curiosi dei clienti continuamente spettatori di uno show cooking dal vivo. Tutti i giorni da mattina a sera oltre alle monoporzioni, il cui costo oscilla tra i 2,80 e i 4,80 euro a pezzo, si possono ordinare torte, scegliere di sorseggiare caffè bio 100% Arabica, un cappuccino matcha nella versione in bicchiere a portar via o partecipare alla cerimonia light del tè.