Parlare e scrivere di cibo, soprattutto negli ultimi anni, è diventato molto di moda e, diciamolo, in alcuni casi alla portata di tutti.
Assistiamo quotidianamente ad un martellamento di immagini, ad input continui che ci spingono a consumare cibi molto spesso dannosi per il nostro corpo e, ahimè, per la nostra mente.
Abbiamo provato a capire un pò di più di una tematica che, seppur legata al mondo dell’alimentazione, guarda al mondo del cibo in un modo differente da quello a cui siamo abituati e lo abbiamo fatto rivolgendoci al dottor Leonardo Mendolicchio, responsabile U.O. Riabilitazione dei Disturbi Alimentari e della Nutrizione presso Auxologico Piancavallo e volto già noto al pubblico in quanto negli ultimi anni si è fatto promotore di diverse campagne relative a queste tematiche.
Riteniamo che, per chi scrive di cibo, sia fondamentale trattare anche gli aspetti più problematici di un settore che, a ben vedere, svolge un ruolo fondamentale nella vita di ciascun individuo. Parlare solo di prodotti alimentari è sicuramente più semplice e forse più appagante ma, ogni tanto, è necessario guardare anche l’altro lato della medaglia.
L’alimentazione è alla base del benessere piscofisico del nostro organismo e soprattutto, in una società in cui molteplici sono le sirene che provano a rendere accidentato il nostro percorso alimentare, diventa sempre più complicato sfuggire ai problemi legati, in un modo o nell’altro, al cibo. Siamo oggetto di un bombardamento mediatico senza precedenti che da un lato ci vuole belli, magri e in forma e quindi ci propone una vita iperattiva, cibi ultralight, proteici, sani e ipernaturali, dall’altro cerca di piegarci, in ogni periodo dell’anno, alle leggi del mercato e quindi a trasformarci in consumatori compulsivi di junk food, o come si preferisce chiamarlo oggi Food Porn, ipercalorico e sicuramente più dannoso per la nostra salute.
In mezzo a tanta confusione si collocano tutta una serie di disturbi alimentari difficili da gestire e sempre più presenti nella società occidentale.
Dottor Mendolicchio, sentiamo sempre più spesso parlare di disturbi alimentari. Ci spieghi subito di cosa si tratta.
Noi parliamo più propriamente di disturbi del comportamento alimentare, delle vere e proprie patologie di natura psicologica e psichiatrica, contraddistinte da un alterato modo di approcciarsi al cibo, non per un problema organico ma per un sentimento di paura legata o al tipo di cose che si mangiano o più strettamente al peso.
Ci spieghi meglio come funzionano.
Esistono diversi tipi di disturbo del comportamento alimentare e ciascuno si differenzia per il modo in cui le persone si approcciano al cibo.
La più conosciuta, ma purtroppo non l’unica, è l’anoressia. Chi soffre di questa patologia mangia sempre meno perché ha paura di ingrassare. Riguarda sia donne che uomini, prevalentemente giovani.
Differente è la bulimia, quasi una tossicodipendenza da cibo. I malati di bulimia sono in preda a una fame smisurata, a causa della quale sentono la necessità di mangiare quantità di cibo enormi. Subito dopo però subentra la necessità di compensare questo eccesso, e il modo più classico per ottenere questo risultato è provocarsi il vomito.
Ci sono poi tutta una serie di disturbi meno noti come per esempio il disturbo dell’alimentazione incontrollato che consiste in un disturbo a causa del quale la persona che in preda ad una fame enorme mangia tantissimo non arriva, come nella bulimia, alla fase della compensazione e quindi ottiene come risultato un aumento considerevole di peso, a differenza del bulimico che invece resta normopeso.
Conosciamo ancora l’ortoressia, fenomeno molto particolare che si differenzia dall’anoressia in quanto alla ossessione per la magrezza sostituisce l’ossessione per il cibo sano. Si tratta di persone che hanno pensieri ossessivi rivolti ai cibi sani e che quindi sviluppano questa necessità di mangiare solo ed esclusivamente questo genere di alimenti.
Un altro disturbo alimentare, meno noto ma purtroppo abbastanza diffuso, è la vigoressia che è una sorta di anoressia prevalentemente dei giovani di sesso maschile che, a differenza di chi è ossessionato dalla magrezza, sono ossessionati dall’idea di avere un corpo muscoloso. Si tratta di ragazzi che vanno in palestra sette giorni su sette, hanno una alimentazione iperselettiva e superprotreica spinti dal culto del corpo perfetto e muscoloso.
Dottore, si tratta di disturbi legati in particolar modo alla società del benessere degli ultimi 40/50 anni?
Sicuramente sono patologie più frequenti in questo momento storico e si ritrovano molto più facilmente nel mondo occidentale che in altre società, quindi degli aspetti culturali sono effettivamente riscontrabili alla base di queste problematiche.
Il problema di fondo è che viviamo in una società in cui l’immagine diventa quasi l’unico modo attraverso il quale ci presentiamo al mondo. Mentre in passato venivano prese in considerazione altre scale di valori, oggi la nostra esistenza si fonda molto sul culto dell’immagine e tutto questo in qualche modo alimenta l’insicurezza delle persone, soprattutto dei giovani.
Per questi motivi associare ciò che si mangia a come si appare diventa in qualche modo l’anticamera del disturbo alimentare e per questo nei nostri tempi assistiamo a tanti disturbi del comportamento alimentare.
Tutte queste patologie colpiscono per la maggior parte la popolazione giovane o possono riguardare tutti?
Tendenzialmente l’esordio si ha in età giovanile, nell’adolescenza o tarda adolescenza, anche se si tratta di un disturbo abbastanza trasversale. C’è da dire che, purtroppo, più tempo passa e più si assiste a quadri di esordio in bambini tra i dieci e i dodici anni ma tutte le patologie che riguardano la dipendenza da cibo cominciano ad essere frequenti anche in età adulta, per cui ci sono uomini e donne che dopo i cinquanta anni cominciano a sviluppare questa dipendenza da cibo, il disturbo da alimentazione incontrollato, fenomeno sempre più presente e assolutamente da studiare.
Il disturbo si differenzia in base alle fasce di età quindi?
Diciamo che al di sotto della soglia dei cinquanta il disturbo più diffuso è sicuramente la bulimia mentre nei giovanissimi ritroviamo bulimia e anoressia in numeri quasi uguali.
La situazione attuale dell’Italia in questo momento per quanto riguarda questo tipo di patologie?
In Italia abbiamo attualmente circa tre milioni e mezzo di persone affette da disturbi del comportamento alimentare, in media con il resto d’Europa. Sarebbe necessario implementare i percorsi di cura perché ad oggi le strutture attrezzate per affrontare e curare queste patologie non sono sufficienti rispetto al numero di persone interessate da questi fenomeni. Quindi c’è una popolazione che soffre di questi disturbi che tende ad aumentare e dall’altra parte delle risposte, in termini di servizi da offrire, che vanno migliorate.
Si tratta di patologie che, tendenzialmente, hanno bisogno di molte risorse e di molto personale preparato quindi in un’epoca di carenze dal punto di vista sanitario si fa un po’ fatica a seguire queste aree di fragilità anche se negli ultimi anni qualche cosa sta cambiando.
Dottore, c’è qualcosa oltre alla scarsa accettazione della propria immagine, che fa scattare quel quid che porta poi a sviluppare uno di questi disturbi?
Nella vita delle persone succede un qualcosa di traumatico che le fa sentire in una situazione di impotenza, un lutto, un abbandono, un abuso e la reazione è dimostrare a se stessi di poter vincere la fame, di poter gestire la dipendenza da cibo. Il corpo diventa un banco di prova sul quale la persona si sfida per dimostrare a se stessa di essere capace, se parliamo di anoressia. Quando questa battaglia contro il cibo inizia a cedere il passo e si inizia a cedere alla fame allora si va verso la bulimia, in quanto ogni tanto si cede all’abbuffata cercando però di conservare un corpo magro. Il tutto può culminare poi nel disturbo da alimentazione incontrollata che vede nell’abbuffata continua la soluzione al senso di abbandono e di mancanza, per cui appunto il cibo diventa un modo per riempire certe lacune.
Qual è il ruolo dei media in questa situazione. Quanto conta il fatto che veniamo continuamente bombardati con immagini contraddittorie, fisici perfetti da un lato e Foodporn dall’altro?
I media sono estremamente responsabili in quanto ci portano continuamente a ritenere che l’immagine esteriore sia la vera parte di noi che mostriamo agli altri, giocano tantissimo su questa cosa. Per quanto riguarda il bombardamento di immagini e messaggi contraddittori tra di loro, questo dipende dalla schizofrenia della società moderna. Basti pensare al battage pubblicitario di cibi e pietanze nei periodi delle feste. A Natale e Pasqua è tutto un susseguirsi di leccornie di ogni genere per poi invece assistere, nei mesi subito successivi, a consigli su cosa mangiare per dimagrire, sul come pesarci etc. Anche questo è alla fine un problema sociale che favorisce i disturbi del comportamento alimentare.
Si può in qualche modo provare a suggerire una inversione di tendenza?
Tutti coloro che si occupano in qualsiasi modo di cibo e di alimentazione dovrebbero favorire il ritorno del cibo a quegli aspetti storici, culturali, sociali e conviviali che aveva una volta nelle nostre vite e che si sono persi. Rispetto a come era considerato una volta oggi il cibo è visto quasi come una sostanza stupefacente, un terreno di scontro. Sarebbe importante riportare invece l’alimentazione su quel versante sociale e storico che rende davvero il cibo un potente strumento di narrazione.
Esiste un modo corretto di far approcciare soprattutto i giovani al cibo, nella speranza di evitare poi in seguito questo genere di disturbi?
Siamo purtroppo il paese d’Europa con il più alto tasso di obesità infantile pur essendo la patria della dieta mediterranea. Questo è l’emblema di ciò che funziona male nel nostro paese. Madre natura ci ha dato tutte le risorse per avere l’alimentazione più sana del mondo ma nonostante questo siamo riusciti ad ottenere un risultato così negativo in tema di alimentazione. Il tema non è tanto mangiare meno quanto mangiare bene. In Italia, soprattutto al sud, abbiamo un problema di cattiva alimentazione legato a tematiche socio culturali, si mangia peggio all’interno di quelle fasce sociali con problemi economici e culturali.
Per questo motivo sarebbe necessario rieducarci tutti ad avere un rapporto con il cibo e con l’alimentazione più naturale, più sano e più vero. Perché mangiare junk food quando abbiamo, solo per citare una delle nostre eccellenti materie prime, l’olio di oliva migliore del mondo? Studi americani dimostrano che l’alimentazione italiana è la migliore al mondo per equilibrio tra macro e micro nutrienti. Se noi italiani siamo i primi a ignorare questa cosa significa che non sappiamo sfruttare ciò che madre natura ci ha donato. Dovremmo insegnare ai nostri bambini a mangiare più prodotti della nostra terra, soprattutto meno cibi industriali e trasformati, abituandoli ad una cultura alimentare che è, probabilmente, la migliore del mondo. Noi genitori dovremmo essere più attenti nel proporre la giusta alimentazione, perché le mode alimentari, i cibi precotti, i grassi in eccesso producono obesità, questa genera bullismo e da lì ai disturbi alimentari il passo è breve.
Dovremmo recuperare un rapporto armonico con il nostro corpo, con la salute, passando per ciò che mangiamo. In questo modo probabilmente non ci sarebbe tanta obesità intorno a noi. Perché in fondo anche essere costretti a mettere a dieta un bambino peggiora un circuito che già nasce male e apre la porta dei disturbi alimentari.
Dottore un’ultima domanda su uno dei disturbi di cui lei ci ha parlato, l’ortoressia. C’è anche per questa patologia uno stretto legame con i nostri tempi?
Assolutamente si. Basti pensare a tutta l’enfasi che si da a certi tipi di diete, tipo quella della longevità, quelle che “salvano” dalle patologie tumorali o anche il veganesimo. Si punta molto a questo nesso tra alimentazione e salute, ma lo si fa in modo un po’ macchiettistico. È un dato di fatto che la nostra salute passa da ciò che mangiamo a tavola ma è pur vero che l’alimentazione sana non si fa con cibi artefatti, penso alle diete con pasti sostitutivi o comunque basate su regimi alimentari totalmente artefatti che ci danno un po’ l’illusione di risolvere le nostre inquietudini manipolando ciò che mangiamo. Invece un’alimentazione sana deve fondarsi sui prodotti che ci fornisce la natura, con meno ingredienti possibili e soprattutto poco trattati, essendo già così in grado di fornirci un corretto apporto metabolico e nutrizionale. Di altro non abbiamo bisogno.