Al giorno d’oggi siamo – o almeno dovremmo essere – ormai pienamente a conoscenza di come numerose azioni umane impattino, il più delle volte negativamente, sull’ambiente circostante.

Ciò di cui siamo forse meno consapevoli, però, è che gli effetti deleteri dell’azione umana possono provocare alterazioni negative non soltanto per il pianeta, ma anche per il nostro stesso organismo. È altamente probabile, infatti, che ciò che disperdiamo nell’ambiente prima o poi ci torni indietro per vie traverse, non soltanto tramite l’aria che inspiriamo ma anche attraverso i cibi che portiamo in tavola o l’acqua che beviamo per dissetarci, con conseguenze per il benessere del nostro organismo di cui non si può non tener conto.

Anche senza saperlo, siamo tutti più o meno esposti regolarmente ad agenti e sostanze contaminanti, come metalli pesanti, particelle disperse nell’aria, nell’acqua e nel suolo, o residui di pesticidi nei cibi. Tutte queste sostanze costituiscono una minaccia per l’ambiente e per la salute del nostro organismo, esponendoci a disturbi di diversa natura: da problemi prettamente estetici che interessano la struttura della pelle, come la comparsa di macchie, rughe più marcate e un colorito spento del viso, all’insorgenza di intolleranze, allergie o asma, fino allo sviluppo di malattie serie e potenzialmente irreversibili.

La salute di tutto l’organismo, pertanto, dipende in egual misura da ciò che mangiamo e dall’ambiente in cui viviamo. Dalla salute della pelle, prima barriera che risente dell’esposizione a un’aria di cattiva qualità, al benessere degli organi interni, garantito attraverso un’alimentazione corretta e priva di sostanze tossiche, l’intero ecosistema-corpo necessita di un’attenzione costante alla qualità della vita che conduciamo.

L’alimentazione, in particolare, svolge in questo processo un ruolo cruciale: sia per quanto riguarda le modalità di consumo dei cibi, ma anche e soprattutto nel modo in cui quegli stessi cibi vengono prodotti e arrivano alle nostre tavole. Basti pensare che, secondo le previsioni, di questo passo nel 2050 il solo settore agricolo potrebbe arrivare a produrre quasi un terzo delle emissioni di gas serra dell’intera Unione Europea, con conseguenze disastrose per il clima e per l’inquinamento degli alimenti.

Un dato di così semplice comprensione, ma al tempo stesso di grande impatto, evidenzia come le nostre abitudini alimentari possano posizionarsi tanto facilmente al di qua quanto al di là della sottile linea di confine che divide una grande fonte di benessere da una seria minaccia per la nostra salute e per il pianeta, a seconda di come scegliamo di agire.

È importante quindi conoscere i cibi più inquinanti e imparare a compiere scelte sostenibili, modificando le nostre abitudini se necessario, a partire dalla spesa al supermercato o all’alimentari di fiducia.

A livello di impatto ambientale, gli alimenti meno sostenibili sono sicuramente quelli di origine animale, pertanto carne rossa, carne bianca, formaggi, pesce e uova. È fondamentale quindi moderarne quanto più possibile il consumo, in modo tale da ridurre la carbon footprint, ovvero l’impronta ecologica, e – in termini indiretti – l’impatto negativo per la salute. Questi alimenti subiscono inoltre importanti processi di trasformazione in prodotti con percentuali a volte molto alte di zuccheri, grassi e sale, sostanze che a lungo andare risultano notoriamente dannose.

Un altro modo per salvaguardarsi è scegliere prodotti di qualità e controllati, il più possibile a km 0. Ciò è possibile affidandosi a produttori e allevatori locali, che trattano animali liberi di muoversi in allevamenti a terra, non intensivi.

Questo ovviamente vale sia per gli alimenti di origine animale che di origine vegetale. Anche frutta e verdura andrebbero scelte a kilometro 0 e soprattutto di stagione. Per chi ne ha la possibilità, l’ideale sarebbe coltivarle in proprio, in modo tale da avere la certezza dell’assenza di pesticidi e altre sostanze chimiche.

Per quanto riguarda gli alimenti a base di grano e cereali, quindi pane, pasta e altri derivati – capisaldi della dieta mediterranea, da sempre considerata una delle più sostenibili e sane – la cosa migliore da fare è optare per prodotti non raffinati e integrali, possibilmente realizzati con grani antichi non trattati.

Il problema della contaminazione dei cibi, purtroppo, è spesso sottovalutato o considerato molto distante dalla popolazione dei paesi a economia avanzata. Ciò avviene anche perché gli effetti dell’inquinamento alimentare sono meno facilmente visibili nel breve termine. Tuttavia, la contaminazione del cibo sta portando alla comparsa di nuove tipologie di allergia, che colpiscono percentuali sempre più alte di persone. Tra queste, due esempi sono la celiachia e l’intolleranza al glutine, che con sempre più certezza sono da attribuire al consumo via via più diffuso di cibi contaminati da pesticidi o altri inquinanti chimici.

 

Redazione Foodmakers

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