Cosa vuol dire per un giovane oggi essere sul punto di realizzare i propri sogni, cosa significa sentirsi realmente realizzati?
Pochi hanno la fortuna di scoprirlo. E per un ragazzo come Kwame Onwuachi, è ancora più difficile. Il suo nome basta a definirlo per la società, non importa quanto duramente cerchi di integrarsi, di lavorare, il suo nome lo identifica, ed è tutto ciò che ha e che le persone vedono in lui. Ma quel ragazzo del Bronx, figlio di madre cuoca e padre disoccupato, non lo accetta, perché sa che è più del nome che porta.
Kwame Onwuachi incontra molto presto la sua vocazione, che lo salva da un destino segnato. Nonostante i pronostici, ce la fa, studiando al Culinary Institute of America, la principale scuola del settore, fa gavetta nei migliori ristoranti stellati di New York, fino a partecipare in TV a Top Chef, diventando uno degli chef più apprezzati di Washington ed aprire il suo primo ristornate il Shaw Bijou. Il suo rapporto con la cucina ha origini profonde, il suo percorso culinario inizia come quello di molti altri chef, da bambino nella cucina della madre.
L’ essenza della sua cucina è racchiusa tutta in ‘’Appunti di un giovane chef nero’’ il suo ultimo libro:
‘’osservando la scena dall’alto, con indosso la mia giacca bianca da chef, mi sento come un direttore d’orchestra che scruta il golfo mistico mentre i musicisti accordano gli strumenti’’.
Una similitudine perfetta, in cui la musica e la cucina si somigliano. Lo chef Kwame Onwuachi come il direttore di un’orchestra deve possedere curiosità, pazienza, abilità, deve saper vibrare in armonia perfetta con ognuno, affinché l’insieme di ogni elemento funzioni. Il suo libro, senza mai scadere nel sentimentalismo facile, è tutto questo e vibra di vita, ricordi, che tessono insieme i fili della sua identità di ragazzo del Bronx, di afroamericano e di chef celebre, a ricordarci che nella vita puoi essere tutto quello che vuoi, ma non dimenticare mai da dove vieni.