Il prezzo del grano continua a crescere: quali sono le possibili conseguenze per i consumatori e per i produttori
Nello scenario odierno, il valore della farina non è più dato per scontato e rischia di diventare un bene di lusso: Molino Moras racconta come l’attuale crisi non coinvolgerà solo i produttori
In termini di cibo l’Italia è un Paese deficitario su molti fronti: viene prodotto appena il 36% del grano tenero che le serve, il 53% del mais, il 51% della carne bovina, il 56% del grano duro per la pasta, il 73% dell’orzo. I prezzi delle commodity agricole, che erano già in rialzo a causa della pandemia, dopo la guerra scoppiata in Ucraina e la siccità che continua ad aleggiare sugli Stati Uniti hanno solo peggiorato la situazione.
La crescita dei prezzi registrata nelle prime settimane di aprile segue la tendenza già riscontrata nei mesi scorsi. La Fao, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, ha messo in luce come la variazione mensile dei prezzi dei prodotti alimentari base abbia registrato un+12,6% solo a marzo, dopo aver già raggiunto numeri record a febbraio.
Sempre secondo la FAO, l’aumento più importante ha riguardato proprio i cereali, in aumento del 17,1% rispetto a febbraio, principalmente a causa della guerra in Ucraina. Nello specifico, i prezzi di mais e grano duro sono cresciuti rispettivamente del 19,1% e del 19,7% durante lo scorso mese.
Una situazione disastrosa i cui effetti non hanno tardato a palesarsi prima sui piccoli-medi molini, poi a cascata sulle industrie molitorie e infine sui consumatori stessi.
Sempre più vicini ad un oligopolio nel settore molitorio: ecco i rischi per il prodotto farina
Non sarà semplice uscirne indenni e la situazione diventerà sempre più complicata soprattutto per le realtà più piccole, come Molino Moras, l’impresa molitoria a conduzione famigliare attiva da più di 100 anni in Friuli Venezia Giulia che ricorda quanto siano necessari interventi tempestivi per scongiurare una pericolosa situazione di crisi del settore molitorio, già in difficoltà a causa dell’aumento del costo dell’energia, delle materie prime, dei trasporti, della carta, degli imballaggi e così via.
“La farina è sempre stata considerata un prodotto scontato, perennemente disponibile e si è sempre pensato che ai molini spettasse “solo” il semplice compito di produrla. Niente di più sbagliato. Le marginalità su un bene così importante come la farina sono davvero basse e in un momento così critico come quello che sta affrontando il nostro Paese, per i piccoli molini la produzione degli sfarinati rischia di diventare un’attività non sostenibile, anche se è quello per cui sono nati” spiega Anna Pantanali, responsabile marketing e R&S di Molino Moras.
“Non di solo pane vivrà l’uomo” recita un passo del Vangelo di Matteo, ma senza farina quanti altri cibi dovranno essere eliminati dalla nostra tanto agognata dieta mediterranea?
Un’eventuale diminuzione di attività molitorie rischierebbe di trasformare il mercato in un oligopolio e la farina in un prodotto sempre più standardizzato.
Le previsioni stimano un aumento complessivo dei costi dell’80% rispetto all’anno precedente e senza politiche generali in grado di sostenere le piccole imprese molitorie, gli scenari che si apriranno saranno principalmente due: diversificare la produzione oppure rischiare una crisi irreversibile.
Rivalutare il prima possibile il valore della farina è un’azione a questo punto inevitabile, poiché il rischio che passi dall’essere un bene accessibile a tutti all’essere un prodotto elitario è più che mai vicino.
La produzione della farina non ha mai permesso alcuna marginalizzazione e la maggior parte delle aziende molitorie in un solo modo riuscivano a guadagnare: producendo grandi quantità.
Un’altra strategia, anche se più di nicchia, per il settore molitorio si è rivelata la scelta di puntare sulla qualità e non sulla grande quantità del prodotto finito, permettendo la produzione di un prodotto più diversificato e sartoriale.
In quest’ottica si è mosso Molino Moras, che nel 2022 immaginava di poter finalmente colmare il gap creato dalla crisi Covid, ma, a causa del perdurare della situazione di crisi, ha subito un’ulteriore revisione delle tempistiche dei progetti futuri.
Senza degli accordi politici lungimiranti, infatti, i molini di piccola e media dimensione non potranno sopravvivere con la sola produzione e vendita ai prezzi standard attualmente
accettati dal mercato.
Il punto di vista dei molini italiani
Tra piccole realtà ci si capisce perfettamente. I problemi sono perlopiù gli stessi e sebbene alcune aziende riescano a trarre beneficio da posizioni geografiche strategiche e sfruttare eventuali turbine o energie rinnovabili, ogni piccolo molino sa che al giorno d’oggi macinare la materia prima non è più sufficiente per far crescere l’azienda, è necessario investire in settori e progetti che possano portare la differenza.
Se alcune attività hanno scelto di agire drasticamente, licenziando e riducendo all’osso la forza lavoro, Molino Moras intraprende la strada dei progetti di crescita a lungo termine e preferisce investire sulla qualità del proprio prodotto, per diversificare e differenziarsi il più possibile.
Un risultato di questa strategia è la creazione di AmorBimbi, la prima farina per i bambini dai 3 anni in su che non ha pesticidi, zero glifosati e una riduzione dell’80 per cento di micotossine.
“Per contrastare le conseguenze provocate da questa crisi, una soluzione sarebbe quella di tornare ad affidarsi ai molini locali, che però negli ultimi anni sono andati via via sparendo. Se vogliamo continuare a esistere, l’unico modo è essere lungimiranti e investire nella qualità del proprio prodotto, nella diversificazione e nell’apertura a collaborazioni. Pensiamo sia un momento storico in cui fare rete con realtà che lavorano sull’aspetto sociale e pongono grande attenzione al tema della sostenibilità” consiglia Anna Pantanali, anche delegata alle attività di Responsabilità Sociale d’Impresa.
Molino Moras è stata infatti inserita tra le aziende che meglio sanno raccontare impegni e prestazioni non finanziarie e menzionata durante il Premio Bilancio di Sostenibilità, iniziativa organizzata dal Corriere della Sera e Bologna Business School con Aiccon, l’Associazione Italiana per la Promozione della Cultura della Cooperazione e del Non Profit.
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Molino Moras
Nata nel 1905 a Trivignano Udinese, Molino Moras è un’impresa familiare che punta ad innovare il settore dell’industria molitoria, dando vita a farine artigianali e di alta qualità. Dal 2010 l’azienda è guidata da Nicoletta Moras che affiancata dalle figlie Anna e Sara, rappresentano la sesta generazione.
Scegliendo di vendere sempre i propri prodotti localmente, Molino Moras sceglie di aprire il primo punto vendita nel 2004 a Trivignano Udinese per poi aprirne un secondo in città a Trieste nel 2012.
Dal 2019 Molino Moras è sbarcata in rete aprendo il proprio e-commerce, con l’intenzione di far conoscere i propri prodotti anche a livello nazionale, oltre i confini del proprio territorio.