Laura Schirru, barlady del locale The Duke nell’isola di La Maddalena, inoltre è stata tra le finaliste del Concorso Lady Amarena Italia organizzato dalla Fabbri nel 2019.
Ciao Laura ci racconti come ti sei avvicinato al mondo della mixology?
Mi sono avvicinata al mondo della mixology per caso: mi ero appena laureata in relazioni internazionali e avevo bisogno di fare un lavoretto per potermi pagare il proseguimento degli studi. Ho iniziato a lavare bicchieri e tazzine, all’inizio è stata dura perché non avevo minimamente idea di cosa mi aspettasse, ma ho avuto la fortuna di incontrare delle persone lungo il mio cammino che mi hanno trasmesso una passione infinita per questo lavoro.
Ho visto fare i primi cocktail e mi sono innamorata dell’armonia che si crea nello shaker : da quel momento ho deciso che quella sarebbe stata la mia strada!
Le mie esperienze passate hanno contribuito a rinforzare il mio carattere : all’inizio ero timidissima e arrossì o per ogni minima battuta. Stare a contatto diretto coi clienti mi ha permesso di imparare a gestire ogni tipo di situazione, dai commenti superflui alle battute, ma anche a conquistare la fiducia delle persone che avevo davanti. L’interazione con le persone mi ha aiutato a sviluppare l’empatia e questo è fondamentale per poterlo fidelizzare e riuscire ad accontentare il suo palato.
Da qualche anno sei al del The Duke Cocktail & Lounge Bar, ci racconti qualcosa in più?
Sono arrivata al the Duke nell’estate del 2019 ma ho avuto modo di incontrare il titolare Leandro Serra nel 2015, anno in cui sono entrata a far parte dell’AIBES. Il Duke è una bellissima realtà sarda, grazie all’impegno notevole di Leandro che è riuscito nell’intento di creare una vera e propria boutique del drink. A me piace definire il Duke come un vero parco giochi per un barman che ama questo lavoro perché ho la possibilità di poter dare sfogo alla mia creatività e voglia di sperimentare, oltre a poter davvero crescere professionalmente. La ricerca della qualità dei drink e l’attenzione nei confronti del cliente, sono i fattori che mi spingono a migliorarmi come professionista.
Il menù del Duke è in continua evoluzione sempre in costante avanzamento con le richieste del mercato. Tra i best seller, oltre i grandi classici, abbiamo una varietà di gin che ci permette di trovare sempre un equilibrio diverso con le differenti toniche che abbiamo. Abbiamo, inoltre, i nostri signature drink: tra i best sono molto orgogliosa del “controvento”, un cocktail sparkling, agrumato e molto piacevole al palato. Questo drink lo presentai in occasione del concorso regionale Aibes del 2017 e mi permise di aggiudicarmi il primo posto tra gli aspiranti barman. Incontriamo, ancora, I nostri twist sui cocktail classici : “ammasturau” (rivisitazione americano), “sarda colada” (twist sulla pina colada) e tante altre novità che non vi voglio rivelare subito.
Dopo aver superato le selezioni on line sono stata scelta tra le 10 finaliste italiane che si sono confrontate a Bologna il 15 ottobre 2019. Io ho presentato il “Coley”: un twist sull’americano che ho dedicato alla pioniera della miscelazione femminile, Ada Coleman. La ricetta prevedeva il bitter Marendry, il cannonau passito, il barolo chinato, succo di amarene Fabbri e top di chinotto. Mi sono classificata al secondo posto e ho vinto il premio come “miglior cocktail Marendry” in Italia. È stato un evento davvero importante per la mia crescita personale e professionale, oltre ad essere una bella vetrina per il bartening femminile.
Quale tecnica di miscelazione preferisci?
La mia tecnica di miscelazione preferita è lo shake and strain: adoro shakerare, sentire il tintinnio del ghiaccio mentre gli ingredienti si amalgamano tra di loro. Il risultato finale lo considero una vera e propria magia.
La creatività nel mio lavoro è fondamentale ma va di pari passo con l’empatia : riuscire a leggere il cliente ti permette di trovare la giusta combinazione che ti permette di accontentare il suo palato. La creatività si nutre della curiosità per il mondo che ci circonda : il bicchiere è la mia tela, prendo i sapori del mondo e li butto dentro.
E il distillato che preferisci miscelare?
Il distillato che amo miscelare è il gin, anche se, ultimamente, sto strizzando l’occhiolino al bourbon : il suo calore e la sua rotondità mi permettono di giocare con gli abbinamenti.
Qual è il cocktail che preferisci bere e quello che preferisci realizzare?
Amo bere il MI.TO. , ma non disdegno anche un buon gin tonic dalle note agrumate. Il gin tonic è anche il cocktail che mi piace maggiormente miscelare, anzi comporre: adoro trovare l’armonia tra le botaniche di un gin e l’acqua tonica più adatta a lui. Lo considero il cocktail più semplice e, allo stesso tempo più complesso che ci sia.
A tuo parere, cosa non può mancare in un bar, a livello di servizio, di attenzione?
In un bar non può assolutamente mancare l’attenzione verso il cliente, la gentilezza e l’empatia, come ho ribadito più volte. È fondamentale la pulizia del banco e del locale, l’ordine è la cura del dettaglio del servizio: dall’accoglienza del cliente fino al momento in cui lascerà il locale.
Tra i primi progetti c’è, ovviamente, la riapertura del locale e la ripresa della normalità, sperando di ripartire nel modo più scoppiettante.
Sono, inoltre, entrata a far parte del drink team 2020 di Bar Giornale: dal mese di maggio, per ogni mese, presenteremo, con il resto della squadra composta da 12 barman strepitosi, dei cocktails ispirati ai modern classici.