Luca Palmieri, vigneron e comunicatore eno-gastronomico, stupisce con i suoi vini prodotti in Ruvo di Puglia.
Da quella che è probabilmente la capitale eno-gastronomica d’Italia, Torino, sino ad arrivare nel cuore pulsante del Meridione d’Italia, a Trani, una delle città d’arte più rilevanti della Puglia, ove attualmente risiede e lavora.
La storia di Luca è paradigmatica delle vocazioni ed ambizioni composite dello stesso, dagli anni trascorsi come operatore nel settore della comunicazione d’impresa, segnatamente nel settore eno-gastronomico, sino a divenire uno dei produttori di vini naturali più in auge della Puglia, vero e proprio talento emergente.
La sinossi della sua azienda è racchiusa nella filosofia gestionale: “faccio vini per passione, dedicandomi alle solo fermentazioni spontanee non chiarificandoli ne’ filtrandoli. operando nel totale rispetto del territorio e della vigna”.
Con vigneti in Ruvo di Puglia, nel pieno rispetto dei cicli della terra e della natura, ad un’altitudine di circa duecentosessanta metri sul livello del mare.
I vitigni coltivati sono quelli autoctoni, quasi tutti in purezza, tra cui Malvasia di Candia, Nero di Troia – anche nella versione da rosato – Bombino Bianco, sino ad arrivare al Nero di Troia in purezza “Capafresca2, non ancora arrivato sugli scaffali.
Numerosi i riconoscimenti ottenuti da riviste e guide di settore, interessante rilevare come molti dei suoi vini siano rappresentati e venduti nei più prestigiosi ristoranti regionali – impossibile non menzionare lo stellato “Quintessenza” in Trani – e come le vinificazioni eterodosse impiegate nascano come veri e propri “suggerimenti di gusto”, pensando a dei pairing ideali con dei piatti d’autore che lo hanno colpito.
Degustiamo i suoi vini in una calda serata di fine Luglio, nella vineria con cucina “Fidelio”, adiacente al porto di Bisceglie, in compagnia del titolare e amico Ferdinando Garofoli, che ovviamente, fregiandosi di oltre duecentocinquanta referenze in cantina, annovera i suoi prodotti, oltre a una disponibilità di circa cinquanta olii e.v.o., la maggior parte dei quali di provenienza autoctona.
Titolare poliedrico e dalla notabile cultura, Garofoli ha inteso omaggiare con il nome del proprio locale – aperto nel 2018, e con una grande attenzione conferita ai vini naturali – le sue due più grandi passioni, il cinema e la musica, essendo “Fidelio” sia il nome dell’unica opera di Beethoven, sia un esplicito riferimento all’immaginario dell’immenso Stanley Kubrick, nella pellicola “Eyes wide shut”.
Passando alla degustazione, una menzione particolare per le splendide etichette, in cui, a fare da contraltare alle raffigurazioni stilizzate, si alternano richiami mitologici ad incursioni nella vita personale del produttore, ovviamente restituite con stile grafico personale.
Assaggiamo preliminarmente il metodo ancestrale di casa Palmieri, segnatamente l’Atipico Bombino Bianco Puglia I.G.T. 2021, bella acidità per una duttilità di beva, bombino bianco in purezza non chiarificato né filtrato, con una fermentazione che termina direttamente in bottiglia. Intelligente l’abbinamento con la tartare di ombrina, guarnita con frutti rossi, in un bel gioco di contrasti gustativi, valorizzato dall’olio e.v.o. monocultivar Nocellara dell’azienda agricola Torrerivera.
Sul successivo Zerotre Malvasia Bianca di Candia Puglia I.G.T. 2020, macerato con le bucce per circa trenta giorni con successivo affinamento in acciaio, assaggiamo un carpaccio di spigola marinato al limone e pepe rosa, con gazpacho, fiorone ed edamame, dalle consistenze stratificate e con palesi influenze di cucina asiatica.
Infine, è la volta del rosato da Nero di Troia Murgia I.G.T. Tadà 2021, da agricoltura biologica a fermentazione spontanea non filtrato, colore cerasuolo di grande corpo, morbido e ricco di tannini nobili, un vero e proprio rosso sotto una veste diversa, caratterizzato da un profumo ampio e complesso, in pairing un tataki di tonno d’autore, che ben riesce a sorreggerne la complessità.