Si rinnova la proposta d’ospitalità del prestigioso beach club Nabilah a Bacoli, di proprietà dell’imprenditore illuminato Luca Iannuzzi.

Un luogo magico che riesce a rappresentare l’identità di un luogo, restituendogli un fascino primigenio, e nel contempo superandolo, attraverso una stratificazione di stili e d’esperienze.

Difficile descrivere, con una nota introduttiva, quello che è riuscito a rappresentare negli anni lo storico beach club Nabilah, creatura di Luca Iannuzzi, in perenne equilibrio fra architettura, entertainment ed arte contemporanea, ritenuto dai critici del giornale “The Guardian” – e da altre testate, anche nazionali – come uno dei più rilevanti club d’Italia.

Due cenni storici, una necessaria prolusione per comprendere l’unicità di un luogo unico al mondo: anche denominata “Lido Fusaro”, tale località rappresentava già dagli anni cinquanta un buen retiro per le famiglie partenopee, che cercassero aria salubre e riposo, ubicato com’era proprio di fronte all’antica Villa del Console romano Servilio Vatia, perla del patrimonio archeologico dei Campi Flegrei.

Una spiaggia esclusiva, dunque, nel cuore di tale zona di rilievo storico, con un numero di ingressi limitati per garantire tranquillità ed esclusività, il mare prospiciente che si fa culla e luogo d’origine di ben cinque specie di cetacei del Mediterraneo, con balenottere e delfini che ne popolano le rigogliose acque.

Nabilah Lounge, nel dettaglio, è dotato di un prato naturale che si nutre di acqua salata, un beach restaurant con menu curati dallo chef Michelin Star-rated Pasquale Palamaro, ed infine due suggestive piscine vista mare, con spazio concerti e dj set.

Un vero e spazio “sincretico”, votato al benessere sensoriale, concepito dal patron Iannuzzi, un passato nel settore marittimo, divorato da due passioni, quella per la storia e la cultura borbonica, e per il mare, inteso come elemento esperienziale da vivere tout court.

Da sinistra: Carlo Straface e Luca Iannuzzi

Accoglienti i gazebo isola all’ingresso della spiaggia, eleganti postazioni di design, con lettoni king-size, poltroncine a tavoli, adatte sia nel periodo propriamente estivo, che in quello invernale. Vi domina l’idea informatrice di una spiaggia – ubicata nell’esclusiva insenatura bacolese e dominata dal costone di roccia tufacea – resa living con eleganza e raffinatezza estetica, preludio all’ingresso nel beach restaurant, che visiteremo, soffermandoci per un’estesa degustazione di prodotti di pescato locale.

Ancora una volta, come sempre per i progetti di Iannuzzi, è il luogo a precedere, e nel contempo a disvelare la filosofia fondante: la sala di Nabilah è “Shell”, un progetto architettonico ed installazione dell’artista Eugenio Tibaldi, amico e sodale di vecchia data del proprietario, teorico di un approccio informale agli spazi, lontano da ogni razionalismo funzionale.

Mutuando le parole del creatore, “shell” – ovverosia conchiglia in inglese – è un concept di restyling della struttura “pensando ad un ambiente di trecento metri quadri non convenzionale, coperto da una tensostruttura a forma appunto di conchiglia dei campi Flegrei, in acciaio, legno e pvc, rappresentante un tentativo di coniugare design e tecnologia, con elementi naturali, all’interno di uno spazio concepito precipuamente per il divertimento”.

Dunque un vero e proprio ambizioso “intervento organico di ridefinizione della percezione e fruizione del mare”, che funge da viatico all’idea fondante, ovverosia quella di “provare nostalgia per un futuro mai vissuto, la cosiddetta pucundria, mediante l’impiego di materiali, tecnologie ed arredi, anche di post-modernariato, che dissimulano il percepito, proiettando i visitatori in una dimensione utopica”.

Di grande interesse la successiva degustazione, si inizia con il plateau di crudi – coquillage, in rilievo i gamberi rossi di Mazara, le noci ed i tartufi, le ostriche Gilardeau, i ricci di mare, ed uno scampo imperiale dalle dimensioni inusitate, dotato di una polpa sapida e consistente.

Si prosegue con le “linguine ai ricci di mare”, davvero dalla cottura perfetta, equilibrate e gustose, concludendo con la ricciola e friggiarelli, ed infine lo squisito binomio dei dessert, sfoglia di cannolo con ricotta e granella di pistacchi, seguito dalla “sfera di tiramisù”.

In funzionale ed interessante progressione di pairing, lo Chardonnay Venezia Giulia I.G.T. Jermann 2020, lo Chablis “La Chanfleure Louis Latour” a Beaune – davvero imponente a livello olfattivo, persistente e profondo al palato – terminando con lo Chateau Deville “Entre Deux Mers 2018” di Deville della zona di Bordeaux, e con il rum speziato Don Papa delle Filippine, in abbinamento sul dolce.

Una cucina di grande equilibrio, dalle chiare influenze mediterranee e sotto l’egida, come dicevamo, dello chef Pasquale Palamaro – che propone anche in carta i “salumi di mare” – sorretta da una carta dei vini di grande concretezza, con ampia preminenza conferita ai vitigni autoctoni ed alle bollicine dalla provenienza più disparate.

Carlo Straface

Carlo Straface, partenopeo di nascita, corso di studi in giurisprudenza, di professione avvocato e giornalista pubblicista, eno-gastronomia e letteratura le sue coordinate di riferimento. Sommelier di...

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