Olio ‘low cost’ importato dalla Tunisia, l’allarme degli agricoltori pugliesi: “Costretti a svendere i nostri prodotti”

La Puglia, cuore pulsante della produzione di olio extravergine d’oliva italiano, affronta una crisi che preoccupa agricoltori e consumatori. L’importazione di olio tunisino a basso costo sta minacciando il settore locale, portando molti produttori pugliesi a vendere sottocosto per restare competitivi. Un grido d’aiuto che si leva dai campi per preservare una delle eccellenze del Made in Italy.

La concorrenza dell’olio tunisino: un problema crescente

Negli ultimi anni, l’Italia ha aumentato l’importazione di olio dalla Tunisia per far fronte alle necessità del mercato interno. Nel 2024, le importazioni hanno toccato quota 60 mila tonnellate, pari al 30% del totale. Tuttavia, questo ha avuto un impatto devastante sui produttori italiani, in particolare in Puglia, dove l’olio d’oliva rappresenta non solo una tradizione millenaria, ma anche una fondamentale risorsa economica.

Secondo Coldiretti, i prezzi al dettaglio dell’olio tunisino sono inferiori del 40-50% rispetto a quelli italiani, attirando i consumatori meno attenti alla qualità. Questo squilibrio, unito all’aumento dei costi di produzione locali e agli eventi climatici estremi, ha spinto molti piccoli produttori pugliesi sull’orlo del fallimento.

La qualità contro il prezzo

Se da un lato l’olio tunisino può risultare economicamente vantaggioso, dall’altro non può competere con la qualità dell’olio extravergine pugliese. La Puglia è responsabile di oltre il 50% della produzione nazionale di olio, con certificazioni DOP e IGP che ne garantiscono l’eccellenza.

Antonio De Luca, agricoltore di Andria, sottolinea: “Produciamo un olio che rappresenta il nostro territorio, ma non possiamo competere con prezzi così bassi senza compromettere la qualità.” La concorrenza sleale rischia inoltre di danneggiare l’immagine globale del prodotto italiano, spesso associato a standard qualitativi molto alti.

Le richieste degli agricoltori

Per affrontare questa crisi, le associazioni di categoria chiedono al governo misure concrete, tra cui:

  • Controlli più rigorosi sull’origine e sull’etichettatura dell’olio venduto in Italia;
  • Incentivi per i produttori locali, per ridurre i costi di produzione e favorire la sostenibilità economica delle imprese agricole;
  • Promozione del consumo consapevole, per educare i consumatori a riconoscere e preferire la qualità italiana.

Coldiretti ha anche proposto un fondo di sostegno per le aziende colpite dalla concorrenza sleale e dall’aumento dei costi energetici. La Puglia, con le sue circa 190 mila aziende agricole, non può permettersi di perdere la propria leadership in questo settore strategico.

La risposta dei consumatori: tra scelte etiche e risparmio

I consumatori, sempre più attenti al rapporto qualità-prezzo, giocano un ruolo cruciale. Organizzazioni come Slow Food promuovono campagne per sensibilizzare all’acquisto di prodotti locali, evidenziando l’importanza della trasparenza nella filiera alimentare. Tuttavia, molte famiglie si trovano costrette a optare per soluzioni più economiche a causa della crisi economica.

La sfida tra olio pugliese e olio tunisino non è solo economica, ma anche culturale. Difendere l’eccellenza del Made in Italy significa tutelare l’identità di un territorio e sostenere chi, con passione e sacrificio, lavora per preservarne le tradizioni. Una sfida che richiede l’impegno di produttori, istituzioni e consumatori, uniti per garantire un futuro sostenibile al settore olivicolo pugliese.

Redazione Foodmakers

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