Ciao amici lettori, eccoci di nuovo insieme per una nuova avventura. Il 19 novembre ho preso parte ad un evento molto interessante. Una Masterclass organizzata dall’Azienda Ômina Romana. Provo a raccontarvi come l’ho vissuta io.
Tutto comincia dal pomeriggio, momento in cui scegliere l’ outfit da poter indossare per la serata a cui devo prendere parte..
Poi comincia a salire l’adrenalina, l’emozione nel cuore e sulla pelle si fa viva, fino al momento in cui varco la porta per andare via..
E l’emozione sale di più, quando varco la seconda porta della mia destinazione !
Il primo impatto impatto meraviglioso l’ho vissuto quando ho potuto finalmente riabbracciare e ritrovare un carissimo amico Enzo Falcone, nonché organizzatore della serata.
Alle 20 in punto, si prende parte ad un evento unico e raro a Napoli, partecipare ad una Masterclass riservata solo ai Soci AIS, su Ômina Romana col titolare, Dottor Anton F. Börner.
Le emozioni non finiscono perché non si può capire la gioia di riuscire ad organizzare un evento di questo tipo, ed ancora più potersi ritrovare dopo tempo con amici ” colleghi” dell’ AIS Napoli, tornare a incontrarsi tutti insieme, regole COVID-19 rispettate in pieno, con il distanziamento tra persone.
Tornare a guardarsi negli occhi dal vivo, piuttosto che da uno schermo freddo, confrontarsi e scambiarsi opinioni sulla passione comune..il Vino.
Ma bando alle chiacchiere, arriviamo adesso alla storia e alla concretezza entrando dentro la Masterclass di grandi Vini.
La gioia immensa di sentirsi bambina, diciamo, “rinata” di fronte a persone di questo spessore e importanti, ma anche trovarsi ” dentro” uno, due, tre, ben 10 calici, e che calici, ricchi di storia e magia.
Entro in sala e mi accomodo al mio banco, e di fronte mi trovo i dieci calici vuoti, come i due anni e più appena trascorsi, man mano che però scorreva il tempo, venivano lentamente riempiti uno per volta, col nettare degli Dei.
Già mi sentivo una bambina di fronte a un regalo appena ricevuto, che voleva subito scoprire e imparare..
Quando poi si dice: ” L’ Attesa per chi sa aspettare regala grandi cose” – così è per il vino, come per la vita.
Adesso cominciamo a navigare un po’ all’interno di Ômina Romana.
Ômina Romana nasce nel 2007 per volontà della famiglia Börner a Velletri, tra le colline vulcaniche dei Castelli Romani che affacciano sul Mare Tirreno, alle spalle troviamo, il Monte Artemisio ed i Monti Lepini, a poca distanza dalla capitale Romana.
La storia e l’archeologia hanno ispirato la denominazione Aziendale, infatti la scelta del termine, Ômina sta ad indicare ” buoni presagi” in latino; e le singole etichette richiamano appunto le divinità agresti dell’Antica Roma.
Un dettaglio e scrupoloso studio geologico e agronomico portato avanti dall’ università di Geisenheim in Germania, e dalla facoltà di Agraria ed Enologia di Firenze ha dato l’opportunità di indagare tutte le stratificazioni dell’ambiente pedoclimatico, con l’obiettivo di realizzare un grandioso progetto: dare vita ad una nuova realtà vitivinicola che contribuisse alla rinascita del vino di Roma, esprimendo al massimo i valori di qualità, come connubio di sapienza e scienza, passione e testa.
Il Dottor Börner, è stato un visionario dalla grande intuizione creativa, con il sogno di riportare in vita il grande vino dell’antica Roma. Importante come percorso didattico, nel confrontarsi con vini internazionali all’interno di un contesto diverso.
La storia di come sono arrivati a Velletri, il Dottor Börner non viene dal mondo del vino, ma quello dell’archeologia e storia, occupandosi di progetti importanti su Roma per 35 anni. Durante questi studi ha scoperto che lo affascinava che Velletri fu abitata dagli Etruschi, grandi ingegneri, ma soprattutto commercianti, che vendevano soprattutto tre prodotti: ceramiche, bronzi e vino, all’epoca grande business.
Gli Etruschi avevano un problema, in quel periodo nel loro territorio e in tutta Italia, il vino non esisteva, e cosa fecero? Hanno iniziato a comprarlo a 160 km a Sud, a Napoli, dai Greci, a Salerno, Paestum..
Cominciarono allora a riflettere, perché comprare a caro prezzo il vino dai Greci, quando possiamo fare in casa la viticoltura, parliamo tra il 600/650 A.C. e fare così un doppio guadagno, con una qualità di vino eccezionale.
Qui fu prodotto il “Vinum Velletrum” che fu venduto in Italia, Francia, Svizzera e Oriente, sempre di qualità strepitosa. Fino agli ’20 del secolo scorso. Così Mussolini con un decreto spinse gli agricoltori a produrre uve in massa. In quel periodo per gli agricoltori non era un grosso problema, per questo non c’erano proteste perché non perdevano soldi e lo Stato garantiva di comprare tutta la produzione che facevano, essendo questo lo scopo finale.
Dopo la guerra, quando è crollato tutto, il grande vino “Velletrum” etrusco romano, è sparito completamente dallo schermo, anche nella testa del consumatore, per 3/4 generazioni hanno dimenticato la storia del vino.
Oggi però il vino del Lazio è una grande cosa!
A questo punto il Dottor Börner ha pensato, se lo hanno fatto per 2500 anni lunga storia di produrre uva di qualità, perché non realizzare un progetto storico, andando dietro alla storia e recuperare la storia del vino “Velletrum” e presentarlo al mondo. Produrre vini che corrispondono a livello altissimo del mondo e presentarlo al mondo. Non fare altro che un Rinascimento dell’attività dell’Impero Romano ad oggi.
Per essere certo di realizzare questo progetto si è rivolto all’università tedesca, e a quella di Firenze, per avere una perizia, se fosse possibile produrre grandi vini per il mondo. Terminate le analisi di è saputo che lì a Velletri si possono fare grandi cose grazie alle condizioni pedoclimatiche uniche al mondo.
Primo fattore importante il suolo: non uniforme, ma molto diverso e caotico fino a 2 metri e 50 ad arrivare al tufo si ritrovano quattro strati diversi di terreno. Influenzato anche dalla lava del vulcano spento. Ed altro terreno influenzato dall’escursione climatica. Tutto questo arriva all’ acino arricchito di sostanze che donano il vino di qualità.
Il secondo fattore importante è il clima: circondati dal mare del mezzo cerchio e dall’altro la chiusura di due massicci di montagne, dal complesso vulcano laziale e i Monti Lepini a 1450 metri.
Quindi l’aria fresca del mare arriva a sferzare la vigna ma mitigando l’afa e l’umidità. Fattore decisivo a che a 60 km alle loro spalle a 3000 metri si è sul Gran Sasso da cui scende aria fredda, con sbalzo di temperatura nei mesi di giugno, luglio, agosto e settembre, con 16° ogni giorno.
Ciò porta naturalmente grande qualità.
A questo punto, il Dottor Börner, ha sradicato gli 82 ettari del suo terreno e tolto tutti quei Vitigni che c’erano prima, Trebbiano e Malvasia, e lasciato riposare il terreno per un anno. Dopo ha piantato in tre lotti, in tre anni tutto il terreno di oggi ex novo – piantando tutto a mano e zappando per due anni tutto a mano, perché il cuore e l’idea di produrre grandi vini e ciò viene solo da una pianta sanissima e per essere certo che le macchine non ferissero la pianta portando virus e batteri, perché la mano dell’uomo è più sensibile.
La cosa importante è che loro non pensano in superficie, non pensano in ettari, ma in individui, singole piante, ogni pianta ha il suo codice fiscale. È registrata e monitorata dal principio fino all’evoluzione storica. Se notano su pianta qualsiasi anomalia, viene subito registrata e con l’Intervento dell’università scattano le soluzioni e diagnosi.
Sul campo lavorano con 35 persone con contratto fisso ultra qualificati e formati sempre tramite l’università di Firenze. Un transfert scientifico, dallo spirito alla mano.
Questione fondamentale per la scelta dell’inizio della vendemmia, visto che il 65% della qualità del vino cresce nel campo e tutto lo fa la natura e non l’uomo. Anche se procede per periodi storici (48ore) poco tempo per Vendemmiare il terreno nei tempi giusti.
A questo punto intervengono l’agronoma Paula Pacheco e l’enologo Sarná che procedono con gli assaggi dell’uva per ogni parcella, per stabilire analisi sensoriale. Iniziano a Vendemmiare alla metà di luglio per registrare tutto e poterlo ripetere nel tempo e confrontarlo con gli anni precedenti.
Hanno anche una stazione meteorologica professionale sul campo, per registrare il clima ogni minuto cominciando già nel 2007 così ad oggi hanno molti dati a disposizione. E così definiscono l’apice della maturazione.
Quando inizia la vendemmia, l’enologo si occupa di far portare uva da filate 1a 12 delle prime 6 piante di Chardonnay in cantina – tutto per stare dietro la maturazione naturale delle piante ed evitare di mescolare tutto.
Le conseguenze sono due:
1) Avere una squadra qualificata e a disposizione, quindi non può entrare personale dall’esterno, perché ci vorrebbe tempo per firmarlo;
2) In cantina vengono portate solo piccole quantità, da una parcella grande. Si procede alla vinificazione con microvinificazione in serbatoi piccoli fino ad arrivare allo stoccaggio.
Hanno due linee:
A) Ômina Romana che fa solo acciaio ed
B) ARS Magna che fa solo barrique, di 5 tonnellerie della Francia usando solo legno 90% Allier con due tipologie di tostature: leggera e media.
Un loro monovarietale è il risultato di una composizione che viene da varie barrique, cioè un cuvèe monovarietale e poi arriva affinamento in bottiglia: per il bianco 1 anno ed il Rosso 2 anni fino alla commercializzazione.
La cosa simpatica da notare è il logo dell’Azienda è rappresentato da una Fenice che risorge dalle sue ceneri, come auspicio per la rinascita dei vini di qualità di questo territorio.
I vitigni coltivati sono al 60% a bacca rossa ( Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc, Merlot e Cesanese) e 40% a bacca bianca ( Chardonnay, viognier e Bellone).
* Ars magna significa ” grande arte” .
Eccoci giunti alla degustazione di tutta la line up dell’Azienda: che vi racconto in ordine di servizio e degustazione.
– Hermes Diactoros II 2019 : Un vino che proviene dalle varietà Viognier, Petit Manseng, Bellone e Incrocio Manzoni. La raccolta e vinificazione delle uve separatamente in acciaio, anche l’affinamento avviene in acciaio per tre mesi sulle fecce fini. Poi si procede con l’assemblaggio e l’imbottigliamento.
È di un colore giallo dorato, brillante, bello consistente. All’Olfatto, trovo un naso intenso: note fruttate di albicocca, pesca, mela gialla, note floreali di gelsomino e ginestra ed una nota iodata. Al gusto, ritroviamo una discreta corrispondenza gusto olfattiva, coerente, dal calore contenuto, dall’ottima freschezza, sapidità abbastanza accentuata, lungo e di buon corpo.
Un ottima vino da presentazione. Direi che la partenza non è affatto male, vino godibile e profumato per un entry level, di qualità e piacevole.
– Chardonnay 2019 : da uve Chardonnay in purezza. Macerazione a freddo per per 48 ore; fermentazione e vinificazione in parte in inox ed in parte in botti nuove di Rovere francese ed affinamento per 6 mesi in bottiglia.
È di un colore giallo dorato, brillante e consistente.
All’Olfatto, si riscontra più profondo e complesso: subito arriva la nota fumé, il floreale di fiori freschi, il fruttato di pesca gialla e banana, permane la nota iodata e lieve accenno boisé. Al gusto, è elegante, si esprime con grande freschezza, nota sapida e ripropone la lieve nota boisé per la polpa, nota di albicocca. Ma ha un finale lungo e pulito. Esprime una bella vulcanicitá e rispecchia il terrior.
– Chardonnay Ars Magna 2017 : Da uve Chardonnay in purezza. Il procedimento di macerazione e fermentazione è uguale per tutti i vini, qui cambia l’affinamento per 12 mesi in Barriques di Rovere sulle fecce fini con ripetuti bâtonage. Dopo imbottigliamento, riposa per 12 mesi prima del commercio. È di un giallo dorato carico e brillante, consistente.
L’Olfatto, è intenso, gioca ancora sulle note dolci donate dalle soste a più riprese in barrique nuove, che lasciano presagire ad un futuro assemblaggio: note di vaniglia, banana, mango, ed ananas, note terziarie, di burro, panificazione, note speziate di cardamomo. Al gusto, si ritrovano le note vanigliate, che con l’attesa svaniscono un po’, è di corpo, morbido e caldo; mi sorprende l’emergere di una spalla acida e la tipica sapidità che danno equilibrio al sorso e portano ad una bella persistenza.
– Viognier Ars Magna 2017 : Da uve Viognier in purezza. È di un bel giallo dorato carico, brillante e consistente. All’Olfatto, è sensuale, complesso, si sposta quasi su note dolci, che lasciano pensare ad un vino passito: percepisco note di Scorze di agrume candito, nota di albicocca secca, banana, e sapore di caramella mou, leggera nota vulcanica. Chiude con un finale con marcata nota iodata. Nota floreale di camomilla, nota di resina. Al gusto, è caldo, setoso, dalla bella struttura, da accentuate note fruttate dolci, buona freschezza di supporto, e la tipica nota di sapidità data dal terrior. Si chiude in un finale lungo e saporito.
Prodotto davvero unico donatoci grazie alle ottime condizioni pedoclimatiche della zona.
– Diana Nemorensis I 2017 : Da uve così suddivise 50% Merlot, 30% Cabernet Sauvignon, 20% Cabernet Franc. Un taglio bordolese. In questo caso la fermentazione e Vinificazione si svolgono in parte in inox e in parte in botti di rovere francese nuove e usate, il vino matura sul proprio lievito per 6 mesi e poi affinamento 6 mesi in bottiglia.
È di un colore Rosso Rubino trasparente e brillante. All’Olfatto, è delicato, con note quasi sopite, giovanile: note floreali di rose, iris, note fruttate di bosco, mora in caramella, note terziarie di tabacco e cenere. Al gusto, si presenta pronto, Fresco, dall’equilibrio delicato, di beva piacevole. Dal finale lungo. Tannino equilibrato. Un prodotto che ha il dinamismo di un Pinot Nero. Un vino che non affatica con una grande agilità di bocca. Un bel blend delle tre uve. Da lungo invecchiamento.
– Cesanese 2017: Da uve Cesanese in purezza. Svolge macerazione sui piatti per 10/15 giorni, con fermentazione malolattica in legno, maturazione di 12 mesi sui propri lieviti in Barriques di 2° passaggio e bâtonage. Invecchiamento in bottiglia per 12 mesi.
È di un Rosso Rubino tendente al granato, trasparente. All’Olfatto, esprime tutta l’anima del vitigno, che richiama un pinot Nero, con note floreali di rosa, viola, note fruttate di lamponi, mirtilli, fragoline di bosco, note speziate, di pepe rosa e grafite. Al gusto, esprime la sua eleganza con la freschezza, la gradevole nota sapida accentuata, delicato. Ma chiude lungo, dritto, saporito fino all’ultimo goccio. Tannino presente. Parliamo pur sempre di un vitigno autoctono, che va a valorizzare un vino fuori dal coro.
– Merlot Ars Magna 2016 : Da uve Merlot in purezza. Macerazione a freddo per 48 ore; fermentazione a temperatura controllata in inox, macerazione per 10/15 giorni, malolattica svolta in botti di rovere, affinamento in Barriques a pori sottili per 24 mesi. Terminata la maturazione, i singoli lotti vengono posti in scatole piccole, poi affina in bottiglia per 18 mesi. Il colore è Rosso Rubino tendente al granato che denota anche l’unghia. Trasparente e consistente. All’Olfatto, è intenso, ampio, con note di frutta di ciliegia, amarena sotto spirito, cioccolato, mirtillo, note di cenere, floreale di viola e nota finale accennata di smalto e balsamica. Al gusto, mi stupisce per freschezza, la sapidità, è equilibrato, con Tannino non invadente ma vellutato, di corpo, con lunga persistenza. Chiude il sorso con eleganza. Possiamo optare un abbinamento con il nostro ragù napoletano. Un vino dalla grande morbidezza.
– Cabernet Franc Ars Magna 2015 : Da uve Cabernet Franc in purezza. Dal colore Rosso Rubino scuro. È consistente. All’Olfatto, è fine, intenso con note di Frutti piccoli a bacca nera e rossa. Note di mirtilli, ribes rosso, nota iodata, note speziate di chiodi di garofano, note floreali di violetta, rosa, tabacco. Da chiusura con nota smaltata raffinata. Al gusto, il sorso è fresco, elegante, equilibrato, con tannino morbido e setoso, levigato, è caldo, sapido. Dal e lungo. Rilascia una bocca pulita. È armonico, con una bocca spigolosa e pastosa. Un Cabernet Franc italiano dalla difficoltà agronomica/ enologica. Dalla personalità un po’ sgorbutica ma con vivacità. Un po’ forse fratellino del Viognier.
– Cabernet Sauvignon Ars Magna 2015 : Da uve Cabernet Sauvignon in purezza. È di colore rosso rubino scuro, poco trasparente e consistente. All’Olfatto, tutto un po’ si affievolisce: note di frutta di mirtilli, mirto, radice di liquirizia, tabacco accentuato, cacao amaro, polvere da sparo. Spinta con potenza controllata. Nota floreale di viola e rosa. Al gusto, si esprime in modo energico, dal Tannino più marcato ma fine, caldo e dalla buona freschezza e sapidità. Chiude con un finale lungo in bocca che sa di liquirizia. Qui si percepisce la padronanza della materia. I profumi non si sovrastano tra loro, ma donano un vino bello, piacevole e invitante.
– Ceres Anesidora I 2015 : Da un assemblaggio di uve 50% Cabernet Sauvignon e 50% Cabernet Franc. Dal colore Rosso Rubino scuro, poco trasparente e consistente. All’Olfatto, risulta subito intenso, raffinato, molto floreale: viola e rosa su tutti, poi arriva il fruttato, di mirtilli, ribes, note speziate di incenso, cannella, chiodi di garofano, poco tabacco sfumato, e nota minerale. Al gusto, troviamo una chiara conferma della sua raffinatezza con il raggiungimento di un importante equilibrio tra il Tannino setoso, la freschezza, la accentuata sapidità, il giusto calore e corpo. Fino ad arrivare ad una chiusura lunga dove si ritrovano il floreale e lo speziato.
È abbastanza chiaro che è stata una straordinaria selezione di vini che non hanno nulla da invidiare ai grandi blasoni.
Non mi sono addentrata nel proporre degli abbinamenti cibo/ vino, perché non c’era l’opportunità in questa occasione. Augurandomi un nuovo appuntamento ma con l’obiettivo dell’accostamento cibo/vino che è altrettanto istruttivo ed interessante.
Sono giunta alla fine di questa serata ma non posso chiudere, senza i giusti saluti e ringraziamenti.
Innanzitutto un grazie strepitoso è diretto ad un amico, Enzo Falcone, sommelier AIS, grande professionista, nonché Area Manager per il Sud Italia di Ômina Romana, ma anche colui che ha organizzato questa magnifica Masterclass con l’Azienda Ômina Romana. Grazie per l’attenzione e professionalità e preparazione mostrataci ed insegnataci, per la capacità di catturare il pubblico in sala con un calice in mano.
Subito dopo un sentito e cordiale ringraziamento, va rivolto al Dottor Anton F. Börner, titolare dell’Azienda Ômina Romana, con la figlia, per averci onorato della sua presenza, di averci dedicato del tempo molto prezioso, ma soprattutto per avermi ” conquistata” e catturata con la sua cultura e passione. Grazie per averci donato un tesoro di conoscenza che porterò per sempre con me. Grazie per averci presentato il suo sogno.
Infine, ma non per meno importanza, un affettuoso grazie è diretto all’AIS Napoli, nelle persone di Tommaso Luongo e Franco De Luca, per averci concesso l’opportunità di vivere un’esperienza straordinaria e molto istruttiva. Grazie ai sommelier che hanno prestato servizio per la serata e aver “sopportato” tutto il pubblico presente, gestendo tutto in modo brillante e professionale.
Con questo amici vi saluto dicendovi, che ovvio che ci sono tra questi i miei vini preferiti, ma è questione soggettiva, che è giusto tenere per me. Ognuno sono certa troverà il proprio vino del cuore.
Un’ultima cosa, mi raccomando state stay tuned. Perché la storia di Ômina Romana non finisce qui..
Buona lettura a tutti .