Abbiamo avuto l’opportunità di partecipare alla tappa partenopea del tour organizzato da Registro.it, anagrafe di tutti i domini “.it”, in giro per l’Italia. Un’occasione imperdibile per una testata come la nostra che parla di cibo e di tutto quanto gira intorno ad esso, in quanto nella tappa di Ercolano, nella cornice della settecentesca Villa Campolieto, sede dell’istituto di studi per la direzione e gestione d’impresa “Stoà”, si è affrontato il tema della digitalizzazione delle imprese del settore dell’agroalimentare e della ristorazione.
In una regione come la Campania, in cui i settori di sviluppo più forti sono indubbiamente quelli legati al turismo e all’enogastronomia, abbiamo avuto modo di conoscere diversi esempi di imprese che già sono riuscite ad effettuare la loro “trasformazione digitale” e che negli ultimi anni si sono imposte sui mercati, anche internazionali, soprattutto grazie all’ausilio della rete. L’italia gode di un buon livello di digitalizzazione secondo i dati presentati da Registro.it. Fanalino di coda le regioni del sud che pagano lo scotto di un contesto territoriale ancora difficile
La Campania può ancora fare molto in termini di presenza digitale e le specializzazioni potrebbero essere una utile via di accesso. La Campania può ancora fare molto in termini di presenza digitale e le specializzazioni potrebbero essere una utile via di accesso. La Campania può ancora fare molto in termini di presenza digitale e le specializzazioni potrebbero essere una utile via di accesso.
- La Campania è 14esima in Italia per Tasso di Penetrazione di Internet, con un numero di Registranti pari al 6,6% del totale nazionale. Quasi un registrante su due è una impresa.
- La Campania ospita 4.455 siti web afferenti al mercato agroalimentare, pari a poco più del 5% nazionale. Napoli guida la classifica regionale per i siti registrati tra le aziende della Ristorazione, Farinacei e Vino ma nel settore Agriturismo svetta Salerno.
- Tra le microimprese del settore agroalimentare della provincia di Napoli, quasi 1 su 3 ha dominio “.it” ma quasi 2 su 3 hanno una presenza digitale su portali non proprietari. Il 6%, infine, non ha una presenza digitale.
“Secondo i nostri dati in Italia a oggi sono stati registrati in totale 3.198.114 nomi a dominio .it – ha commentato Anna Vaccarelli, Responsabile Relazioni esterne, media, comunicazione e marketing di Registro .it – Il tasso di penetrazione (Tp) di internet in Italia si attesta su una media di 303,66 ogni 10.000 abitanti e la regione Campania si posiziona al 14° posto della classifica nazionale con un punteggio di 213 e un numero di registranti pari al 6.60% del totale nazionale. Per quanto riguarda la diffusione di internet tra le imprese, il valore campano è in linea con quello di tutto il meridione d’Italia”.
Food e Digitale in Campania
Andando ad analizzare le microimprese del settore agroalimentare (tema portante della tappa del roadshow) della provincia di Napoli, si registrano 1.003 aziende dai 2 ai 9 addetti afferenti ai codici Ateco 10.7 (produzione di prodotti da forno e farinacei) e 10.5 (industria lattiero-casearia). Di queste quasi 1 su 3 (27,64%) possiede un sito con dominio “.it”, l’8,29% ha un sito con estensione diversa dal .it, il 64,25% ha una presenza digitale su portali diversi da quello proprietario, il 4% è in liquidazione, il 2% è presente solo su Facebook, il 5,98% non ha affatto una presenza online.
“La non-presenza sul web può essere una scelta imprenditoriale, tuttavia rischia di tagliare fuori una enorme fetta di potenziale clientela – ha aggiunto Anna Vaccarelli– Come dimostrano i casi di eccellenza che presentiamo durante il roadshow o attraverso la nostra serie web “Digitali per caso”, la specializzazione può portare un certo tipo di produzione locale a un livello superiore, grazie a una comunicazione efficace e a un uso consapevole degli strumenti digitali. Non avvalersene o non puntare su una vetrina proprietaria per il proprio prodotto rappresenta a oggi una scelta rischiosa e poco lungimirante”.
Secondo Foodinthenet.it** (l’Osservatorio Internet permanente dell’agroalimentare in rete gestito da Registro .it e Iit del Cnr), in Italia son presenti 85.355 siti web afferenti al mercato agroalimentare per 68.728 aziende (un’azienda può avere più siti web appartenenti a categorie diverse, pertanto può essere conteggiata più volte).La Campania ne ospita 4.455, pari a poco più del 5% nazionale, per un totale di 3.877 aziende.
L’Agriturismo cala di oltre 2 punti percentuali (6,8%) finendo al quinto posto dopo l’Altro Agro (8.8%). Prendendo in esame le diverse province campane, vediamo infine che Napoli domina nelle categorie Ristorazione (757 aziende), Farinacei (217) e Vino (126) mentre cede lo scettro a Salerno nella categoria Agriturismo (61 verso 104).
Oggi essere presenti sul web con un proprio “indirizzo” è una garanzia in termini di professionalità, agilità operativa e sicurezza. Digitalizzare però non significa soltanto avere un proprio “dominio” o sito internet, o essere presenti sui social, ma creare un sistema molto più complesso di “presenza” in rete che permetta all’azienda di farsi conoscere pienamente dai potenziali clienti e anche di interagire al meglio con essi. Significa raccontare le peculiarìtà della propria azienda, dare modo a chi ci viene a cercare di capire subito i nostri punti di forza, le nostre “unicità”, tutto ciò che ci distingue dai nostri concorrenti e ci rende più interessanti. Per raggiungere questo scopo è necessario affilare bene le proprie armi, lanciarsi nel digitale affidandosi per prima cosa ai giusti professionisti per ogni materia e partire avendo degli obiettivi ben precisi. Come dicevamo, non basta avere un sito internet, deve trattarsi di un prodotto ben studiato, ben realizzato, con i giusti contenuti, possibilmente realizzato dal giusto professionista e non a caso. Cosa fondamentale è creare interazione e questo oggi, era dei dispositivi mobili, lo si realizza su vari fronti, non ultimi i social che vanno anche essi gestiti in modo funzionale per la realizzazione di un obiettivo. Il tutto in modo accattivante per provare a attirare l’attenzione di un pubblico abituato ormai a usare il “mobile” in modo sempre più veloce. E questo hanno cercato di spiegare ieri i vari esperti intervenuti a Villa Campolieto. Oggi molte aziende si affidano ad agenzie specializzate nella creazione e nella gestione del settore “telematico” ma stupisce vedere come soprattutto al sud questo processo non sia così automatico come si potrebbe pensare e non sempre, seppur avviato in qualche modo, venga poi coltivato e seguito nel modo giusto.
Alcune storie di successo sono state protagoniste della serata come quella portata avanti da “I Love Ostrica“, shop online specializzato nella vendita di ostriche e di altri prodotti ittici di alta qualità ma anche, e soprattutto, un progetto di promozione culturale, una fucina di eventi di degustazione nata dall’intuizione visionaria di Luca Nicoli. Alcune storie di successo sono state protagoniste della serata come quella portata avanti da “I Love Ostrica“, shop online specializzato nella vendita di ostriche e di altri prodotti ittici di alta qualità ma anche, e soprattutto, un progetto di promozione culturale, una fucina di eventi di degustazione nata dall’intuizione visionaria di Luca Nicoli. Alcune storie di successo sono state protagoniste della serata come quella portata avanti da “I Love Ostrica“, shop online specializzato nella vendita di ostriche e di altri prodotti ittici di alta qualità ma anche, e soprattutto, un progetto di promozione culturale, una fucina di eventi di degustazione nata dall’intuizione visionaria di Luca Nicoli.
47 anni, bergamasco, nel mercato del pesce da quando ne aveva 20, prima come dipendente per la grande distribuzione e poi in proprio, nel corso della puntata racconta come il suo amore per le ostriche sia poi diventato un lavoro: “l’ostrica è un prodotto elegante e raffinato, capace di dare grandi emozioni”.
Con lui lavorano altre tre persone a tempo pieno, oltre all’indotto e al catering.Il fatturato è di 650mila euro e ogni settimana si movimentano 600 chili di ostriche, 500mila in tutto l’anno. L’headquarter è a Bergamo, il laboratorio per le crudità è a Brusaporto, 6mila abitanti nel bergamasco, dentro la cucina di un ristorante. La forza sta tutta nella nicchia di mercato, ben definita e alto-spendente.
“Il nostro cliente è globetrotter: gira il mondo, è abituato a mangiare questi prodotti ma fa difficoltà a trovarli in Italia. All’inizio ho scommesso sul catering che oggi si integra alla vendita attiva già dal 2010 e intercetta il 30% del fatturato con uno scontrino medio di 190 euro”.
Luca e la sua squadra hanno fatto incontrare il mercato ittico con quello digitale puntando su qualità, rarità e velocità, disintermediando la filiera e lavorando sull’ottimizzazione del tempo, fattore differenziante quando si deve consegnare pesce freschissimo e di alta qualità. Propongono quindi le ostriche, prodotto pregiatissimo, in una trentina di varietà – da quelle francesi alle italiane, fino alle nord-europee – ma vendono online anche prodotti rari e preziosi, come coquillages, caviale e crudità di mare.
“Evento interessante, in una cornice incantevole. Ma si comprende che un territorio non può far riferimento esclusivamente alla propria bellezza: per valorizzarla e per esaltare la propria tradizione anche eno-gastronomica deve innovare. Ed eventi come questo organizzato da Registro.it possono fare la differenza su un territorio, fatto di genti ed esperienze ma anche di un tessuto imprenditoriale di piccole e medie imprese che devono con urgenza affrontare la digital Transformation. Registro.it riesce di concerto con le istituzioni del territorio a coniugare l’esperienza e le storie delle imprese con il loro bisogno di crescita. Porta consulenti a parlare di tecniche e strategie innovative, e costituisce un solido punto di appoggio per l’innovazione delle imprese. Ho amato partecipare a questo incontro per la sua valenza formativa, innovativa ma soprattutto umana“