Roberta Urso, responsabile delle Pubbliche Relazioni per Cantine Settesoli e delegata regionale dell’Associazione “Donne del Vino”, ci racconta la sua storia e quella di Cantine Settesoli che rappresentano un modello virtuoso di cooperazione nel rispetto del territorio e delle persone.
Roberta Urso, da ventuno anni P.R. & Communication Manager di Cantine Settesoli, come si è avvicinata al mondo del vino?
Ritengo che il vino appartenga alla mia vita e al mio DNA. Sono originaria di Marsala, terra di vini per eccellenza. Mio nonno era proprietario di alcuni vigneti e ho vivido il ricordo dei giorni di vendemmia vissuta in famiglia, che per noi bambini rappresentava una vera e propria festa. Infine mio padre era il Direttore Generale di una grande azienda vinicola.
Sono nata e cresciuta in mezzo alle botti di mio nonno e a quelle delle Cantine Florio. Quando ho cominciato ad avere contezza che il mondo del vino era parte, non mancava occasione di una visita istituzionale in azienda, seguendo mio padre, ascoltando e imparando il più possibile su questa fantastica realtà.
Poi i miei studi mi hanno portato verso il marketing e dopo un’esperienza in un comparto completamente diverso, sono riuscita a coniugare il lavoro e la passione per il vino. Che ho sempre coltivato facendo corsi e degustazioni.
All’inizio degli anni ’90, il vino siciliano si crea la reputazione di un vino da taglio, ed acquisisce una valenza ed un interesse sempre maggiore. Nel 2001 entro a far parte delle Cantine Settesoli, un’azienda con una visione e una progettualità importante, che è cresciuta insieme a me in questi anni.
Nel gennaio 2019, l’Associazione Regionale delle Donne del Vino l’ha eletta all’unanimità quale delegata regionale. Ci racconta quali sono i fini dell’Associazione?
L’Associazione Nazionale delle Donne del Vino è nata nel 1986. Ha una sede centrale a Milano e diverse delegazioni in ambito regionale. L’intento delle fondatrici è quello di cercare di sviluppare e rendere sempre più presente, la figura della donna in questo mondo che da sempre appartiene alla sfera maschile.
Si pone anche l’obiettivo di sensibilizzare le giovani donne attraverso un’attività divulgativa e di formazione, così da far loro conoscere e farle appassionare a questo mondo.
Inizialmente erano iscritte solo una ventina di donne, e mi piace sottolineare che la tessera n°2 era di una signora siciliana, Gabriella Anca Rallo dell’azienda Donnafugata. Attualmente le iscritte sono circa 900. Io entro in Associazione nel 2005 e con me fanno parte produttrici, enologhe, agronome, ristoratrici, manager aziendali, sommelier e poi le giornaliste, perché negli ultimi anni la parte della comunicazione sta avendo un ruolo sempre più importante.
Lei come si spiega quest’avvicinamento delle donne al mondo del vino?
Sicuramente la nostra associazione ha fatto tanto, in quanto ci sono diverse attività in merito che svolgiamo. Inoltre, attraverso i social, abbiamo amplificato quella che è la visibilità di tutto ciò che si realizza.
Ci occupiamo anche di giovani ed abbiamo in essere un progetto denominato “D-Vino” per la formazione degli allievi degli istituti alberghieri e quelli per il turismo, per far si che il vino diventi materia didattica.
Facciamo anche divulgazione scientifica legata a diversi temi come la sostenibilità oppure i vini biodinamici. Cercando di ampliare la conoscenza del mondo del vino in tutte le sue sfaccettature.
Inoltre bisogna ricordare che il comparto del vino in questi anni è cresciuto tantissimo e l’Italia si pone tra i maggiori produttori. Questo ha spinto anche molte consumatrici ad avvicinarsi a questo mondo che risulta essere sempre più interessante. Perché ha la capacità di raccontare le storie dei territori ma anche degli uomini e delle donne che lo amano, lo producono e lo promuovono.
Nel 2019 le è stato assegnato “Donne e vino” una grande soddisfazione per lei…
Si, per me il 2019 è stato molto importante, sono stata nominata delegata regionale all’unanimità, e in questi ultimi anni la delegazione è cresciuta moltissimo.
Il premio “Donne e Vino” è un riconoscimento che ho accettato con piacere e che mi rende felice in quanto sono molto legata alle Terre Sicane. Mi ritengo una privilegiata perché lavoro nella mia terra e per la mia terra e perché credo nei valori che animano il mondo della vitivinicoltura, che rappresenta una grande possibilità per costruire un’immagine ancora più forte e positiva della Sicilia.
Cantine Settesoli nasce nel 1958 dall’intuizione di un gruppo di viticoltori menfitani, ci racconta un po’ la storia?
Sino a quell’anno non c’era quasi nulla, attualmente circa il 40% di tutto il vino siciliano arriva da queste terre.
La presenza di imprenditori illuminati, permise di intuire che la grande biodiversità di questo territorio, poteva e doveva essere sfruttata per farlo diventare un luogo di produzione di importanti vini.
Inizialmente riuscirono a mettere insieme 56 piccoli proprietari terrieri che cambiarono le proprie coltivazione, principalmente di grano e agrumi, in vigneti.
La prima vendemmia risale al 1965, e la cantina vede la luce proprio in quell’anno, per accogliere le uve conferite. Si comincia col vino sfuso, ma piano piano l’azienda continua crescere e all’inizio degli anni ’70 partono i primi container per l’America.
Attualmente produciamo circa 21 milioni di bottiglie che sono sulle tavole di 45 paesi in giro per il mondo. L’export pesa per circa il 70% sul totale delle bottiglie. I paesi che assorbono una fetta notevole della nostra produzione destinata all’estero sono Svezia, Germania, Inghilterra, Svizzera ed America.
Nel 2020 Cantine Settesoli ha ottenuto dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare la certificazione VIVA, come prima cantina cooperativa in Italia.
Tre sono le linee principali: Settesoli, Mandrarossa e Inycon, ci dice qualcosa in più?
Esatto, l’azienda oggi produce tre etichette: Settesoli, Mandrarossa e Inycon.
Settesoli è un brand di vini 100% siciliani, espressione di una Sicilia moderna, autentica e genuina. Viene venduta dalla GDO nel mondo con un’unica caratteristica distintiva: l’alta qualità ad un prezzo competitivo, che ne determina il successo in ogni occasione di consumo.
Mandrarossa nasce nel 1999 dopo oltre 20 anni di studi intensi sui terroir. I vini Mandrarossa rappresentano la nostra linea top solo per il canale Horeca, e sono frutto di una continua ricerca e sperimentazione verso l’innovazione. Dei 6.000 ettari a disposizione della nostra cooperativa, abbiamo selezionato solo 500 ettari con più spiccata vocazione viticola, che sono completamente tracciati e mappati. Per questo, rappresentano una Sicilia diversa, fuori dagli stereotipi, una Sicilia che non ti aspetti.
Infine Inycon (come l’antico nome greco di Menfi) è un ampia gamma di vini da varietà autoctone e internazionali, dalla qualità certificata che racconta i sentori, i sapori e i colori di Sicilia, dedicata solo all’off-trade all’estero.
La produzione di Cantine Settesoli abbraccia vitigni autoctoni come Grecanico, Grillo e Nero d’Avola, ma anche vitigni internazionali, ma ormai classici per la Sicilia quali Merlot, Syrah, Chardonnay.
Quando è iniziata l’avventura di Settesoli, si producevano solo vini che venivano venduti sfusi, provenienti da vitigni autoctoni a bacca bianca. Nei primi anni ’80 si passa ad avere una visione più ampia, volgendo l’attenzione all’imbottigliato. E si inizia a pensare che in Sicilia, al di là dei vini autoctoni si poteva produrre qualcosa di differente.
Si decide in quel periodo di chiamare come consulente l’enologo Carlo Golino, che per 20 anni aveva lavorato in Australia. L’esperto ha subito capito che le nostre terre erano adatte a diventare produttrici di Chardonnay e incoraggia il board del tempo a creare alcuni campi sperimentali.
Avendo 5 tipi di suoli diversi, con diverse esposizioni al sole, si dà inizio a queste prove in zone morfologicamente diverse. Per poter capire, sia dove l’autoctono si potesse meglio esprimere, ma anche per individuare nuovi vitigni da impiantare.
Questo lavoro ha portato a degli investimenti importanti, che hanno reso il territorio un laboratorio a cielo aperto.
Nel 1999 nasce Mandrarossa che presenta non solo dei vini locali ma anche lo Chardonnay, il Merlot e il Cabernet Sauvignon. Quest’ultimo siamo stati i primi in Sicilia a produrlo facendo da traino per le altre aziende che poi ci hanno seguito.
All’inizio Mandrarossa prevedeva solo sette vini, ad oggi siamo arrivati a 26. Per questo la ricerca e la sperimentazione per noi è importantissima. Non abbiamo solo varietà internazionali ma anche tipologie molto originali nella linea dell’innovativo come il Sauvignon Blanc, il Chenin Blanc ed il Petit Verdot. Quindi possiamo dire che Mandrarossa è la Sicilia che non ti aspetti!
Cantine Settesoli è una cooperativa sostenibile che applica il rispetto delle pratiche green con 7 impianti fotovoltaici attivi. Come nasce il vostro progetto?
Abbiamo sempre cercato di non utilizzare la chimica ma di avvalerci delle buone pratiche come il sovescio, il favino e il trinciato, per assecondare il processo vegeto-produttivo.
Il nostro è un circolo virtuoso, anche perché promuoviamo la cultura del territorio. Infatti grazie alla nostra azienda, l’ambiente è rimasto intatto e sono stati evitati abbandoni, desertificazioni e cementificazioni.
Per quanto riguarda la sostenibilità in cantina, il nostro primo impianto fotovoltaico risale al 2008 con una partnership con un grande azienda nazionale. Da quel momento abbiamo sempre investito in questo comparto per soddisfare la nostra esigenza energetica.
Oggi l’energia prodotta dai questi impianti fotovoltaici ci permette di coprire l’86% dei nostri consumi. Inoltre, applichiamo altri comportamenti virtuosi come il riciclo delle bottiglie, e il packaging aziendale, dalle etichette ai cartoni, deriva da carta senza fibra di legno.
Ma anche per ciò che attiene l’illuminazione, utilizziamo i led con sistemi di domotica per minimizzare il consumo energetico.
Infine vorrei ricordare il nostro progetto di decarbonizzazione della viticoltura. Un piano triennale in collaborazione con un grande player dell’energia, attraverso interventi, sia di decarbonizzazione ed economia circolare, sia di compensazione, al fine di raggiungere la carbon neutrality nel 2023.
Progetto vinificazione macroterroir e microterroir dei terreni calcarei, come nasce?
Si sviluppa nel 2014, e per farlo ci siamo avvalsi della consulenza dell’enologo Alberto Antonini. Come dicevo in precedenza noi abbiamo cinque tipi di suolo, quello calcareo è sicuramente il migliore per la viticoltura.
Antonini per cercare di tirare fuori altre potenzialità inespresse, decide di chiamare il Wine-terroir Consultant, Pedro Parra. Quest’ultimo, analizzando i nostri suoli e ci ha dato delle indicazioni su come poter studiare cosa accadeva in profondità.
Abbiamo quindi avviato delle partnership con l’Università di Palermo, facendo delle prove di elettroconduttività che ci hanno permesso di individuare dei vigneti, che sono diventati produttivi già dal 2019 facendoci ottenere i primi vini. Quelli di Contrada, due nuove etichette Mandrarossa, il Bertolino Soprano che nasce da uve Grillo e Terre del Sommacco che è prodotto da uve di Nero d’Avola in purezza.
Il progetto Alta qualità Bio, cos’è?
Comprende 78 viticoltori in conduzione biologica, impegnati a garantire una maggiore qualità delle uve ed il rispetto dell’ambiente. Cantine Settesoli ha redatto uno stringente disciplinare interno, volto ad effettuare controlli più restrittivi in diversi periodi dell’anno, sui vigneti (foglie e grappoli) e sulle uve, in accettazione alle cantine. Tale progetto è volto alla salvaguardia e alla valorizzazione del territorio, della comunità agricola e della qualità dei prodotti.
Come avete affrontato il periodo del Covid19?
Sicuramente la linea Horeca ha subito un netto decremento, noi d’altro canto abbiamo puntato ad aumentare la visibilità a scaffale della linea della GDO. Questo ci ha consentito di ottenere degli ottimi ritorni senza impattare negativamente sulla redditività dell’azienda.
Quali sono le prospettive del vino siciliano?
Grazie al grande lavoro del Consorzio Sicilia Doc, siamo cresciti molto anche in reputazione agli occhi del consumatore, che oggi ha una consapevolezza diversa di ciò che sono la qualità e la varietà del vino siciliano.
Ma anche con le altre aziende, facciamo lavoro di squadra per promuovere i nostri vini e per far cresce sempre più la nostra immagine in Italia e nel mondo.