Piazza Primavera, Pomigliano d’Arco (Napoli). Un nuovo format è arrivato in città. I fratelli Giuseppe e Marco De Luca dopo Sciuè, il panino vesuviano portano una nuova ed ambiziosa realtà.
La pizza in teglia di chiara matrice romana, declinata in napoletano. Farine tipo 0,1 e 2 (Molini Marino e Pizzuti) sapientemente mixate, lievitazione lunghe e idratazione che in alcuni casi tocca il 90% per un prodotto nuovo nel panorama locale. Una pizza croccante che però strizza l’occhio al gusto partenopeo in primis con i topping tutti caratterizzati da eccellenza locali o comunque campane, preparazioni tradizionali abbinati a grandi vini e una bella selezione di birre artigianali (esperienza maturata nell’altra attività).
Oltre 100 mq di sala, design minimal e spazio monocromatico in grigio che lascia la scena alle pizze. Così vive nei colori e nei profumi, così belle tutte in fila che è davvero difficile scegliere.
Diversi topping, diversi prezzi. Possibilità di accontentare tutti i gusti dai più classici (margherita e marinara) ai palati più esigenti.
Zucchine salmone e Lingotto caseificio “La Teresina”
Una pizza che ricorda la tradizione napoletana per la parte delle zucchine quasi “scapeciate” con un rimando sullo sfondo di menta, il salmone che ha un’eco di limone e il meraviglioso lingotto per la prima volta semifuso. Affondi il morso e “crounch”, chiaro netto inequivocabile. Una sensazione così diversa rispetto alla classica pizza napoletana ma che si fa apprezzare subito.
Gamberetti, burrata d’Andria, Misticanza, polvere di caffè
Pesce spada “alla napoletana”
Velo di crema di zucca, salsiccia di nero casertano, peperoncino, provola
Patate di Avezzano al forno, olio evo e rosmarino
PISTACCHIO mortadella favola, pesto, stracciata di bufala pugliese pistacchio
Genovese Corazza di marchigiana IGP, Cipolla di Alife presidio Slow Food, Conciato Romano presidio Slow food
Sua maestà la genovese in tutta la sua napoletana fierezza. Ingredienti di grandissimo impatto e valore a partire dalla marchigiana cotta a basse temperature, la cipolle di Alife e udite udite il conciato romano di Manuel Lombardi “La campestre”. Da amante della genovese sono stato messo quasi KO dalla clamorosa bontà di questa preparazione resa memorabile dall’apporto del conciato che non è mero orpello ma straordinario controcanto che regala nuove sensazioni e amplia lo spettro gustativo di una della preparazione forse più amata dai partenopei. Qui non ci sono ziti spezzati che nuotano nel prezioso sugo ma c’è un impasto che spinge molto sui sapori integrali portando alle mente le migliori “scarpette” col pane fatto in casa dalla nonna. Lascia senza parole e scompare dal tavolo nella giro di pochi secondi.
I vini di volta in volta che hanno accompagnato, sostenuto, sottolineato e amplificato i sapori di volta in volta provati:
Dulcis in fundo:
Pizza con confettura di uva fragola
Pizza con confettura di pere e conciato romano
Le pizze dolci entrambe buone ma quella con confettura di pere e conciato si lascia decisamente preferire. Ricorda qualche idea di Franco Pepe, c’è il dolce il sapido la chiara matrice casertana con il fantastico conciato che si dimostra quantomai versatile. Una prova di talento, un equilibrio difficile, non la solita pizza dolce banalissima con la nutella ma una chiusura che è un monito sulla mission da portare avanti gusto e qualità offrendo un prodotto nuovo per i fruitori locali che una volta abituati alla nuova consistenza e al diverso tipo di esperienza tutta (è consigliabile abbinare vino o birra volta per volta) troverà facilmente nuovi affezionati. Che poi prendere anche due tre tranci a portar via non è un’idea malvagia.
Insomma, se volete gustare una pizza romana restando nel napoletano geograficamente e come sapori avete un motivo in più per far rotta a Pomigliano!