Simone Frerotti studia presso l’Istituto Alberghiero Mantegna di Brescia e inizia a muovere i suoi primi passi in cucina affiancando i propri docenti. Successivamente lo chef Simone Frerotti lavora presso “Officina Cucina” di Andrea Mainardi, per poi proseguire il suo percorso da Bedussi, esperienza che gli regalerà il premio “Bar d’Italia” del Gambero. Nel 2020 apre La Piazzetta 2070!!!
Nasce da molto lontano…fin da quando ero piccolo amavo giocare con ingredienti e strumenti da cucina. Nelle lettere per Babbo Natale, già a 4-5 anni, al posto di giocattoli e videogame chiedevo una postazione per cucinare. Sono sempre stato affascinato dal plasmare la materia e comunicare idee ed emozioni grazie al lavoro delle mie mani. Ancora oggi è ciò che mi spinge a migliorarmi.
Nel 2010 hai fatto un’esperienza a La Piazzetta di Graziano Cominelli, cosa ti porti dietro?
Mi porto dentro la sua infinita conoscenza e curiosità per la cucina fusion. Lui è stato tra i pionieri di queste tecniche, si rapportava molto con ricette di stile giapponese…e all’epoca ricordiamo che questi concetti non erano ancora “esplosi”. Prodotti e tecniche da lui utilizzati erano cross tra la nostra cultura e quella asiatica.
Esperienza diversa, con una persona carichissima di energia che mi ha portato a scoprire la cucina moderna e molecolare. Anche in questo caso ho avuto il piacere di affiancare uno dei pionieri in Italia per quanto riguarda queste tecniche. Eclettico, stacanovista e perfezionista, Andrea ha saputo trasmettermi davvero concetti e abilità fondamentali per il mio percorso.
Anche un passaggio in TV in Top Chef” , cosa ricordo hai?
Ho solo fatto le selezioni, ma mi sono divertito molto. Ho conosciuto gente del settore e giovani promesse. Ho ampliato la mia rete di conoscenze dell’ambito ristorativo.
Io e Graziano Cominelli ci siamo “incrociati” a 10 anni di distanza, la sua volontà di passare il testimone è stata per me un’occasione irrinunciabile. Il nome unisce la mia realtà in divenire “2070” e la storicità di un ristorante che a Brescia e in Italia è stato per anni un’indiscussa eccellenza, “La Piazzetta”.
Qual è la tua filosofia in cucina?
La mia cucina sposa il fusion di Graziano Cominelli e lo porta oltre…a livello di concetto e di scelta degli ingredienti. Sono attentissimo allo spreco alimentare, alla sostenibilità e cerco di mixare prodotti ricercati ad altri “home made”. Utilizziamo un germogliatole, abbiamo un piccolo orto…in cucina impieghiamo arance, limoni, olive, mandorle di nostra produzione.
SEMPLICE: di nome ma non di fatto…anzi, forse quello più complesso perché trasmette tutta la filosofia del ristorante in una selezione ristretta di piatti. Una vera sfida che ci porta a lavorare e selezionare prodotti regionali e locali in grado di raccontare La Piazzetta 2070 in un menù dal prezzo contenuto.
DINAMICO: menù intermedio con una scelta che può soddisfare la curiosità del commensale. Il cliente può ordinare un totale di 6 portate…ad esempio 6 antipasti, così come 5 primi e 1 secondo o 3 primi e 3 dolci. Divertente e sartoriale.
2070: L’espressione massima della nostra cucina e della nostra identità. Puntiamo tutto sulla sorpresa!
Tea eleva il livello del ristorante con la sua competenza e la sua professionalità in sala. Siamo un vero team, le nostre conoscenze si fondono e si amplificano per un servizio sempre migliore.
Com’è andata l’apertura dopo il lockdown?
Molto bene direi, abbiamo avuto una grandissima attenzione da parte di Brescia, ma anche a livello nazionale. Spero che tutto possa continuare su quest’onda positiva.
Sei giovanissimo, cosa ti aspetti per il futuro?
32 anni – di cui molti passati in cucina – non sono pochi, ma grazie per il “giovane”! Per il futuro mi aspetto di essere felice e sereno. Vorrei riuscire ad affinare la mia tecnica giorno dopo giorno per comunicare sempre meglio, con gesti e piatti unici, l’identità e la personalità de La Piazzetta 2070.