Nata in Ucraina ma formata completamente in Italia, Solomiya Grytsyshyn è diventata 7 anni fa bartender al Chorus Cafè di Massimo D’Addezio, bar frequentatissimo da star americane di passaggio a Roma, nonché uno dei templi mondiali del Martini e uno dei Bond Bar del mondo.
Ha iniziato come cameriera all’Hotel De Russie, dove poi è passata dietro il bancone ed è stata notata. Nel 2018 è anche arrivata ad essere l’unica donna in finale al Premio Strega Mixology, che si è tenuto a Villa Giulia prima del noto premio letterario.
Ciao Solomiya, i tuoi primi passi nel mondo del bar avviene nello storico Stravinskij bar dell’Hotel de Russie, ci racconti come?
Inizio a lavorare al De Russie da giovanissima. Avevo 17 anni quando feci il primo turno. È stato un percorso intenso, dal back office alla sala, passando per la reception e tornando al bar. Ho conosciuto persone bellissime che mi hanno insegnato a lavorare, motivato a proseguire e trasmesso la loro passione.
Attualmente headbartender del Chorus Café di Roma, puoi dire qualcosa in più?
Il Chorus Cafè è il magico posto dove mi sono affermata come bartender. Sono cresciuta sviluppando il mio stile e capito come realmente mi piace lavorare. Anche qui ho seguito la classica scaletta in salita partendo dalla sala e arrivando a gestire il bar con a fianco il mio super mentore Massimo.
Com’è strutturata la vostra drink list e qual è il vostro best seller?
La nostra drink list prima di tutto è divisa in base alle macro-categorie dei Cocktail (queste ovviamente le abbiamo decise noi), cosi il cliente può andare direttamente alla parte del menu che lo attira di più. Glamours-drink eyes catching, poco complessi e “beverini”. Strength perception – drink strutturati, a volte con consistente particolari, come la nostra tapicolada – dove giochiamo con i grani di tapioca oppure uno dei nostri super savory bloody mary! Abbiamo una categoria dedicata ai nostri amici martiniani dove decliniamo il classico Cocktail Martini e non possono mancare i grandi classici del Chorus , quelli che nel tempo si sono affermati come i best seller, tra cui il 17.5, il Sakura Amerikano, il The Club..
Hai partecipato a grandi eventi in tutta Italia, tra le maggiori collaborazioni quelle con Gambero Rosso e Gambero Rosso Channel, che esperienze sono state?
Dire esperienze formative è riduttivo. Mi sono divertita tantissimo e stancata altrettanto a volte affrontando viaggi surreali con la troupe. Grazie a queste esperienze ho arricchito il mio bagaglio personale in ogni singolo momento, dato sfogo alla mia creatività e scoperto che la parte essenziale delle cose e delle esperienze sono le persone che ne fanno parte!
Nel 2017 hai vinto la gara a base di Pisco al Coropuna di Roma, ci racconti cosa hai presentato?
Ho presentato un drink molto semplice come la mia filosofia di vita: less is more. Ovvero più cose ci metto dentro un cocktail, più è buono. Scherzi a parte, era un sour dove la parte zuccherina era sostituita dal miele e fiori d’arancio in fine come decorazione un po’ di oro degli Inka. Un nome divertente come il Pischoney e il gioco è fatto! Ero ovviamente super felicissima, d’altronde è l’unica gara che ho vinto ahahah!
Puoi dirci qualcosa in più sul Pisco?
Il Pisco ha una storia incredibile, partendo dalla famosa rivalità sulla paternità del distillato tra i caldi paesi del Cile e Perù. Io vi posso dire che è un distillato che mi piace molto e grazie ai suoi diversi volti dati da differenti tipologie di uve è estremamente versatile per la miscelazione, ma anche ottimo da gustare liscio magari con del cioccolato.
Nel 2018 sei arrivata ad essere l’unica donna in finale al Premio Strega Mixology, che ricordi hai?
Ricordo tutto come se fosse ieri! Per me è stato un giorno super speciale. Finalmente, mio padre, che era presente alla finale, ha capito il senso del mio lavoro!!
Il premio strega è stata una gran bella esperienza. Era necessario farsi ispirare da un libro vincitore del premio letterario per la creazione di un cocktail. E non c’è cosa più poetica.
Ho scelto Microcosmi di Magris e il drink cosmo stregato (il nome di un cafè presente nel libro) voleva essere giocoso e ripercorrere anche la storia della pasticcera che il liquore strega ha con la creazione di un sciroppo simile al torroncino bianco e una spuma da “leccarsi i baffi”.
Con il resto dei partecipanti si è creata una bella sinergia anche grazie ad una visita alla distilleria tutti insieme. Questo ha permesso alla gara di svolgersi nel migliore dei modi possibili e anche di proseguire la serata nel pieno dell’allegria!
Sei una dei cinque volti di Femmes di Giardini D’amore, come è nata questa collaborazione?
Adoro Emanuela, Katia e Giuseppe.
Mi sembra di conoscerli da talmente tanto che non ricordo come ci siamo conosciuti. Ammiro il fatto che l’azienda è quasi al femminile, e i loro prodotti mi piacciono tantissimo.
Graditissime ospiti del mio banco bar – un giorno mi parlarono di questo progetto che mi ha coinvolto moltissimo – credo fortemente in collaborazioni tra donne. Mi è piaciuto il fatto che volessero rappresentare le tantissime sfumature di noi donne. Tutte e cinque siamo diversissime, per carattere, storia personale, età, aspirazioni e tanto altro. Ma accomunate dal buon bere e da Giardini D’amore, abbiamo portato a termine un progetto bellissimo che è riuscito a legarci e farci condividere qualcos’altro di importante insieme.
Possiamo trovarti anche su On On, ci puoi dire qualcosa su questa nuova esperienza?
On On è un progetto geniale!
Ti permette di aprire un bar digitale e di connetterti non solo con i tuoi colleghi da tutto il mondo ma soprattutto arriva al tuo cliente!!
Il mio bar si chiama After12 – ho diverse serate in programma – la più popolare è “a casa di amici” dove creo dei cocktail su misura per i miei clienti con i prodotti che hanno in casa. E’ stato bello vedere come anche in questo modo digitale io riesco a sentirmi carica come dopo una serata di lavoro al banco e come le persone creano nuove amicizie e si danno appuntamenti per vedersi dal vivo!!
Credo che On On Experience ci ha fatto scoprire altre vie che non vogliono sostituire la magia del banco bar piuttosto possono ampliare le sue possibilità.
Quanto spazio ha la creatività nel tuo lavoro?
Il mio lavoro è creatività. Non può assolutamente marginarsi in uno spazio – ogni giorno è ricerca e scoperta, è segnarsi idee che ti vengono mentre sei in giro e su fogli sparsi o note del telefono.
Se non fossimo barman saremmo degli artisti che scrivono o dipingono per le vie della nostra città.
Ci racconti un po’ la tua idea/filosofia di miscelazione?
Come accennavo prima la mia filosofia è molto essenziale ed è proprio qui che entra in gioco la creatività. Rendere un qualcosa di apparentemente semplice, buono, equilibrato, inaspettato e bello. A volte basta un fiore, un infusione, un frutto trattato con rispetto, una goccia di un bitter o un liquore ed ecco qui la magia ! Sembra facile ma per stupire devi studiare e trovare l’inaspettato.
Quale tecnica di miscelazione preferisci?
Non c’è una tecnica che preferisco rispetto ad un’altra. Ogni ingrediente in un cocktail e la tua idea di come vuoi che risulti al palato definisce la tecnica da usare.
Qual è il cocktail che preferisci bere e quello che preferisci realizzare?
Mi piace bere molti cocktails e scelgo a seconda dell’ora. Non snobbo affatto lo spritz, grande compagno di inizio serata, per poi proseguire con americano, negroni i classici insomma. Il cocktail martini è uno di quelli che mi piace bere nel dopo cena ma è anche quello che preferisco realizzare perché farlo è sempre un esperienza.
Cosa pensi del bartending di oggi e come pensi cambierà nell’immediato futuro?
Oggi vedo che in giro c’è molto fermento. Con preparazioni per me a volte anche troppo complesse che non disdegno ma non sposano il mio stile .
Mi auguro che oltre alle tecniche e alle preparazioni l’attenzione possa abbracciare altri aspetti che ruotano attorno ad un drink, come l’accoglienza e l’importanza di far star bene un ospite.
Divulgare questi aspetti credo sia fondamentale per il nostro settore.
Una realtà come On On Experience che guarda al futuro attraverso la digitalizzazione può sicuramente essere uno strumento molto valido per accompagnare la bar industry nel futuro.
Progetti per il futuro?
È un momento delicato. È tutto top secret!