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Da tempo lo Spritz è andato oltre confine approdando negli States e scalzando molti  aperitivi della Grande Mela (secondo una ricerca del New York Times). Viene chiamato “sole nel bicchiere” perché colorato, fresco, frizzante, e anche lì, come in Italia, è il cocktail più venduto per l’ora dell’aperitivo. 

Cresce il numero di bar specializzati nella sua preparazione a regola d’arte o con rivisitazioni inaspettate, ampliando il concetto di italianità, che si sovrappone alle tradizioni locali come quella dell’happy hour inglese o delle tapas spagnole. Uno dei motivi per cui gli americani amano lo Spritz è la facilità della ricetta: prosecco, Aperol e acqua frizzante o seltz; è modaiolo, simbolo dell’italian style, e muove le vendite.  

Un numero crescente di marchi RTD (ready-to-drink) hanno cooptato la parola “spritz” e l’hanno “schiaffeggiata” con tutti i generi di bevande, nel tentativo di catturarne il successo. Dagli spumanti aromatizzati alla frutta ai cocktail a base di rum, agli hard seltzer commercializzati come spritz… pur non avendo di quest’ultimo i requisiti giusti. 

Si è già parlato di spritz mania perché unisce intere generazioni e si declina in numerose varianti per le tasche di tutti. 

Il suo successo nell’export è cresciuto su quello dei liquori di fine pasto, arricchendo il panorama degli aperitivi, variando il mondo dei cosiddetti spirits, che comprende grappe, distillati, come gin o rum, e tanti altri liquori, spaziando dal Nocino all’Aperol. Tutto merito dei Millennials, dall’Europa agli Stati Uniti, che sono più propensi all’happy hour. 

Del lontano spruzzo d’acqua austriaco rimane molto poco, almeno nel bicchiere. 

Uno spruzzo d’acqua, si, sembra essere all’origine dello spritz. Tutto sarebbe iniziato nella prima metà dell’Ottocento, quando l’esercito asburgico occupava i territori del Veneto. I soldati austriaci, avvezzi a vini leggeri e alla birra, con la sua bassa gradazione alcolica, cercarono di correre ai ripari spruzzando (spritzen in tedesco) un po’ d’acqua nel vino; acqua gassata per alleggerire il vino e renderlo un po’ più frizzante. La vera innovazione arrivò poi ai primi del ‘900 con la diffusione delle bibite gassate e con l’invenzione del seltz.

Chissà quanti tentativi furono necessari per arrivare al risultato finale, ma pare che, proprio a Venezia, si cominciò a mescolare a un vino bianco e frizzante (in genere Prosecco) e al seltz anche un aperitivo: l’Aperol o il Select.

Una “mixology” sempre in movimento, che ha visto anche troppe personalizzazioni, con il rischio di esser banale e commerciale. 

Ma perché aver timore delle sperimentazioni? Dovrebbe esserci spazio per tutti, purché si beva bene, di qualità e consapevolmente. Lo stesso concept della campagna “Happy Togheter” di Aperol Spritz è un inno alla celebrazione del rituale dell’aperitivo come momento da vivere in compagnia, all’insegna del divertimento e della condivisione.

Rachele Bernardo

Mi presento, sono Rachele Bernardo, annata 1968, ribelle proprio come me. La passione per la scrittura risale agli spensierati anni giovanili, tuttavia sono stati le esperienze di vita fuori dal mio...

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