L’imprenditore Antonio Prisco triplica, affiancando alle due pizzerie di Palinuro e Cava dei Tirreni un terzo locale, Terrazza Prisco, con una offerta gastronomica più composita e variegata.
Antonio Prisco è un imprenditore che ha fatto della versatilità la propria ragione ispiratrice: sono lontani, eppure terribilmente vividi e formativi, i giorni della sua “adolescenza professionale” in cui, insieme alla propria famiglia, muoveva i primi passi nel resort, l’azienda agricola biologica Prisco nella ridente località avita di San Mauro La Bruca.
A seguire, ad onta della sua professione primigenia di consulente di grafica editoriale sviluppata nel competitivismo sfrenato del capoluogo lombardo, i primi passi nell’ambito della ristorazione, attraverso l’avocazione della gestione della pizzeria all’interno del resort, seguita, nel 2018, dall’inaugurazione in una delle mete turistiche per eccellenza regionali, Palinuro: seguita, a distanza di circa un anno, dalla successiva apertura in Cava dei Tirreni, luogo prescelto per motivi familiari, ritmi di lavorazione ininterrotti senza soluzione di continuità, anche nell’asporto.
Superando i recenti costringimenti imposti della recente pandemia sanitaria “Covid”, è la volta di un altro ambizioso progetto, insieme ad un giovane compagno d’avventura,la messa a punto di una terrazza lounge panoramica, con braceria di mare e terra, piatti della tradizione rivisitati e plateau royal – cruderie di pescato fresco, sul lungomare di un’altra perla cilentana: Santa Maria di Castellabate, nella quale ci siamo recati, nel corso di un caldo e soleggiato week end, cercando riparo dalla canicola estiva metropolitana, raggiungendolo per un saluto di rito con annessa degustazione.
Anzitutto, il colpo d’occhio d’ingresso, una volta accomodati nella spaziosa lounge prospiciente la spiaggia, con divanetti in pelle, pavimento in tek, e balaustre in vetro, dove magari sorseggiare un gustoso cocktail, alle spalle uno splendido bancone d’esposizione circoscrive il perimetro della sala: si prosegue accomodandoci nel tavolo riservato, i riverberi di uno straordinario tramonto conferiscono luci inaspettate, infiammando la linea dell’orizzonte.
Elegante e ben composto il piatto di coquillage e crudites, con ostriche, tartufi di mare, scampi imperiali, gamberi rossi di Castellabate – davvero imponenti nelle dimensioni e gustosi – sashimi di tonno e salmone, e selezione di pesce marinato, ovviamente alici locali in grande risalto, buona anche la “tartare di tonno battuta al coltello su fresellina cilentana con scapece di zucchine e peperone crusco.
Si prosegue con il bis di assaggi di primi – per inciso, grande risalto alle paste fatte in casa autoctone come i fusilli – iniziando con lo “spaghettone con vongole veraci, bottarga di tonno e prezzemolata croccante al profumo di Amalfi”, dalla salatura e cottura pressoché perfetta, proseguendo con un omaggio personale del proprietario, che chiude il cerchio di un ideale ciclo professionale e familiare: “risotto romano dedicato a mio padre al nero di Seppia, con crema di pisellini, moscardini e stracciata di bufala”, rimandi equilibrati per un gioco di consistenze fra sapidità accentuate.
Grande ed ampia la varietà di pescato fresco locale, da prepararsi sulla brace a vista, da condire con emulsioni e olii E.V.O. da monovarietà locali, magari con la guarnizione di verdure fresche grigliate, noi abbiamo assaggiato una pezzogna con zucchine, e scarola ripassata: splendide anche le carni, con diversi tagli di qualità nazionali, tomahawk e carni a lunga frollatura, come richiesto da una clientela gourmand più esigente.
Calibrata l’offerta delle pizze, secondo lo standard di lievitazione del Maestro Ruffinelli, sotto l’egida del motto “ci-lento”: abbiamo degustato una delle più rappresentative, ad avviso dello scrivente, la “Noemi”, con datterino rosso, mozzarella di Bufala, olive ammaccate Salella, capperi, tonno rosso sott’olio cilentano Cooperativa Menaica, origano, per concludere con i dessert iconici della cioccolateria storica partenopea Gay-Odin.
Funzionale ed elegante il pairing con i vini, dopo la freschezza e aromaticità del Gewurtraminer Abbazia di Novacella D.O.C. 2019, in pairing con i crudi, si passa al Fiano I.G.P. Paestum Paliminento 2017 dell’azienda Albamarina di Mario Notaroberto sui primi, spessore e corpo eterodosso per un prodotto che fa un breve passaggio in barrique: terminando con il rosato Maricinè Aglianico Rosato I.G.T. 2020 della medesima azienda Albamarina, dai sentori fragranti e dal sorso rotondo, con una leggera ed accennata tannicità al palato.