Il governo in questi giorni è al lavoro per realizzare la Nota di aggiornamento del Def, il testo che sarà da ossatura alla manovra economica. Molte sono le le ipotesi poste sul tavolo per reperire le risorse necessarie a disinnescare le clausole di salvaguardia,tra queste c’è l’ipotesi di tassare le bibite gassate e le merendine, una proposta avanzata dal ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti su cui il premier Conte si è detto “possibilista”.
L’idea è stata accolta con sentimenti contrastanti, trovando la dura opposizione delle associazioni di settore, che l’hanno giudicata “discriminatoria” e “dannosa” per le pmi, per il Made in Italy e per i lavoratori del settore, a monte e a valle della catena. Secondo Assobibe la tassa produrrebbe una contrazione delle vendite pari al 30%, minori consumi finali per l’11% del valore, 10.000 occupati a rischio nelle imprese che operano a monte (fornitori agricoli e non), nella produzione/imbottigliamento, a valle (commercio), con conseguente minor gettito Iva (-11%) e minor gettito da tasse da lavoro/reddito (-15%).“
Ma proprio in un documento del 2017 dell’Oms si legge, infatti, che il problema dell’obesità è significativamente aumentato negli ultimi anni. A livello mondiale, i casi di obesità sono triplicati dal 1975; si stima che, nel 2014, il 39 per cento degli adulti fosse sovrappeso e il 13 per cento obeso; nel 2016, 41 milioni di bambini di età inferiore ai 5 anni era obeso; il numero di bambini e adolescenti obesi è passato da 11 milioni nel 1975 a 124 milioni nel 2016. L’aumento è poi più veloce nei Paesi con un reddito medio basso o medio-basso.
L’obesità, scrive ancora l’Oms, porta con sé diverse malattie legate al consumo eccessivo di zuccheri come il diabete, il cancro e le malattie cardiache. Per contrastare la situazione, i governi hanno diverse soluzioni a disposizione, tra cui proprio una tassa sugli zuccheri. «Come tassare il tabacco aiuta a ridurre il consumo di tabacco – si legge nel rapporto – tassare le bevande zuccherate aiuta a ridurre il consumo di zuccheri”.
Le associazioni di settore hanno espresso il loro parere negativo, ma cosa cambierebbe per gli utenti? Secondo alcune stime del Codacons, se la tassa su merendine e bibite gassate dovesse entrate in vigore, determinerà un aggravio di spesa pari a 58 euro annui a famiglia.
Considerando il gettito che il governo pensa di reperire grazie a tale balzello, pari a 1,5 miliardi di euro l’anno, l’impatto della tassa sarà, a parità di consumi, di circa 58 euro per ogni nucleo familiare. Tuttavia l’esperienza di altri paesi che hanno introdotto imposizioni fiscali analoghe, spiega il Codacons, ha dimostrato che ”simili tasse hanno un impatto deprimente sui consumi del comparto, con riduzioni fino al 10%, ma nessun effetto reale sulla salute”. I consumatori, infatti, reagiscono ”dirottando gli acquisti verso altri prodotti contenenti zucchero, egualmente nocivi ma non colpiti da tassazioni.
Ad oggi nell’elenco dei paesi che tassano merendine e bibite gassate troviamo molti piccoli Stati insulari (ad esempio Mauritius, Barbados, Tonga), diverse amministrazioni locali degli Usa, vari Stati del Sud e Centroamerica (Messico, Cile, Ecuador, Perù e altri), Stati asiatici e africani (India, Filippine, Tailandia, Sudafrica) e anche numerosi Paesi europei.
Questi, in particolare, sono Norvegia (già dal 1981 e poi inasprite nel 2017), Finlandia (dal 2011), Ungheria (dal 2011), Francia (dal 2012), Belgio (dal 2016), Portogallo (dal 2017), Catalogna (2017), Regno Unito e Irlanda (dal 2018).
In Gran Bretagna, per esempio, dove si sta pensando anche a una tassa del 20% anche sugli snack dolci, proprio lo scorso anno è stata approvata la Soft drinks industry levy (Sdil), che impone un sovrapprezzo di 0,20 euro al litro per bibite in cui la quantità di zucchero varia tra 5 e 8 grammi su 100 millilitri e di 0,27 euro al litro se lo zucchero supera gli 8 grammi per 100 millilitri. Tale intervento ha portato il 50% dei produttori (circa 326 aziende), a ridurre di circa 45 milioni di chili lo zucchero impiegato.
Anche in Francia una tassa sulle bevande analcoliche esiste dal 2012, che prevedeva un prelievo fisso di 7,53 euro per ettolitro. Ma proprio nel 2018 c’è stata una variazione che ha introdotto una tassazione progressiva in base alla percentuale di zucchero, e si va da 0,045 euro/litro per bevande con il 4% di zuccheri a 0,235 euro/litro per bevande con il 15% di zuccheri. In Norvegia la “sugar tax” esiste addirittura dal 1922 e nel 2018 è stata aggiornata a 0,49 euro al litro.
Situazione diversa per la sua struttura buracratica è quella che si presenta negli Stati Uniti, in quanto non esiste una tassa nazionale, ma diverse città la applicano autonomamente. Nel 2015 Berkeley (California) ha stabilito un aumento di un centesimo per ogni 30 millilitri di bevanda zuccherata, mentre a Philadelphia l’aumento arriva a 1,5 centesimi e a San Francisco a 2 centesimi.
Vedremo cosa succederà nel nostro stivale!!!!