Nel cuore dell’Appennino Meridionale, in Irpinia e precisamente nel borgo di Raino del comune di Serino, nasce Villa Raiano, impresa vitivinicola appartenente ai fratelli Basso.
Nata nel 1996 e rinnovatasi nel 2009, con la costruzione di una cantina completamente inserita nel contesto paesaggistico, l’azienda conta poco più di 22 ettari vitati, che vengono curati meticolosamente e condotti secondo metodologie biologiche certificate.
Villa Raiano è un’azienda vitivinicola, produttrice di Fiano di Avellino DOCG, Greco di Tufo DOCG e Taurasi DOCG.
Abbiamo intervistato Federico Basso – proprietario Villa Raiano
Qual è la storia della vostra azienda??
Villa Raiano nasce 1996 nei vecchi opifici dell’oleificio di famiglia (La nostra famiglia produce olio da 3 generazioni) nella frazione Raiano di Serino (AV). La nostra voglia di dare visibilità ai meravigliosi prodotti dell’agroalimentare Irpino non poteva non sfociare nel vino. Grande attenzione al rispetto della storia della nostra terra sia nei vitigni coltivati che nello stile dei vini prodotti e sempre stata la nostra filosofia produttiva. Nel 2009 costruiamo la nuova cantina a pochi chilometri dalla vecchia struttura ma nel comune di San Michele di Serino (AV), il comune più a Sud della denominazione del Fiano di Avellino docg. Una struttura perfettamente integrata nell’ambiente circostante, circondata da vigneti e boschi di querce. In cima una terrazza panoramica che si affaccia sulla vallata scolpita dal fiume Sabato che scende dal Monte Terminio, monte di circa 1770 metri.
Oggi dove siete arrivati (produzione, fatturati, mercati, referenze, etc…)?
Villa Raiano produce in media 280.000 bottiglie all’anno con un fatturato di € 1.500.000,00. Vendiamo in 20 paesi, oltre l’Italia naturalmente nostro mercato principale. Tra i paesi esteri il principale mercato sono gli USA seguiti dal Canada. Il nostro portafoglio prodotti si compone di 12 referenze divisi tra I Classici e Le Vigne.
Dal punto di vista dei vitigni da dove siete partiti e come avete poi avete diversificato ci racconti il percorso…..
Il punto di partenza e anche il punto di arrivo sono e saranno i vitigni che storicamente sono coltivati in Irpinia: Fiano, Greco e Aglianico. Da questo punto fermo siamo andati alla ricerca di declinazioni diverse approdando nel 2009 alla produzione di Fiano e Greco da singola vigna. Tre Fiano di Avellino docg e un Greco di Tufo docg prodotti con uve provenienti da vigneti, mediamente di un ettaro, ubicati in comuni diversi dell’areale di produzione. Varietà di altitudini, di microclimi, di suoli: ogni bottiglia è il racconto di una storia unica e inimitabile. L’Irpinia è una terra senza un filo logico tra esposizioni e altitudini che variano continuamente seguendo il profilo di colline e montagne che si arrampicano fino a raggiungere i 1800 metri sul livello del mare. Noi crediamo nella specificità delle uve bianche e rosse che assumono connotazioni diverse da vigna a vigna le quali raccontano le unicità e le varie differenze del nostro territorio.
Territorio e sostenibilità, due parole spesso abusate, Voi invece come le avete declinate? Quali progetti avete realizzato?
Territorio e sostenibilità? Direi Salvaguardia del territorio. Una prerogativa quasi esclusiva dei contadini e delle aziende che operano nel settore agroalimentare. E’ l’azione di questi attori che definisce, molto spesso, la salvaguardia di un pezzo di terra. Noi sentiamo pienamente questa responsabilità e da sempre cerchiamo di intaccare il meno possibile con la nostra opera. Dal 2011 abbiamo convertito tutte le nostre vigne al biologico.
La crisi Covid ci ha colto di sorpresa, come avete reagito e come vede lo il futuro del vostro settore? Qualcosa cambierà?
Che sia stata una esperienza totalmente inaspettata non ci sono dubbi. Non siamo più preparati ad eventi così gravi e di importanza mondiale. Il nostro settore ha mostrato la sua lacuna più grande cioè il non essere essenziale. Questo è stato il principale problema. Abbiamo reagito implementando la nostra presenza sul web sia per comunicare che per vendere. Però tutto questo non potrà mai sostituire il comparto per il quale il vino nasce, cioè la ristorazione intesa in senso più ampio possibile.
In particolare la crisi ha messo in evidenza la necessità di avere un canale digitale sviluppato, voi come siete organizzati?
Come dicevo nella risposta precedente abbiamo aumentato gli sforzi su canali digitali per molte operazioni: Shop on line, comunicazione sui social soprattutto.
Per finire una nota di colore, il vino (non tuo) che la fa impazzire e con cosa lo abbinarebbe?
In questo periodo ho una particolare passione per lo Champagne. Sono talmente tanti quelli buoni in circolazione che faccio fatica a dirne uno nello specifico. Abbinamento? Chiacchierando, senza limiti di orario, con i miei amici che è una delle cose che mi manca di più.